Chiesa degli Eremitani, restituiti 4 frammentidi affresco 67 anni dopo il bombardamento
I pezzetti lasciati in una scatola sull'altare. L'opera del Mantegna era andata in frantumi con i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Molti padovani ne avevano raccolto i pezzi

PATRIMONIO INESTIMABILE. Qui a fianco l’altare dove è stata ritrovata la scatola con i quattro pezzi di affresco. A destra Andrea Colasio con Rutelli e Sgarbi nella cappella Ovetari agli Eremitani
PADOVA. Quattro frammenti di affreschi del Guariento o del Mantegna per 67 anni sono rimasti chiusi in una scatoletta rosa. Chi li ha raccolti quel marzo del 1944 dalle macerie degli Eremitani ha deciso solo martedì scorso di riconsegnarli al patrimonio artistico della città. Alle 9 del mattino i quattro piccoli frammenti sono tornati a casa, nella chiesa che li ha visti splendere per secoli fino al bombardamento alleato della seconda guerra mondiale. «Una tragedia per la città - spiega l'assessore alla cultura del Comune di Padova Andrea Colasio - Gli alleati volevano colpire il comando tedesco all'Arcella, ma il vento e un sistema di puntamento un po' approssimativo hanno fatto finire la bomba sulla cappella Ovetari distruggendo gli affreschi».
Chi li ha raccolti subito dopo l'esplosione, li ha conservati forse sperando che avessero un valore commerciale, forse solo per testimoniare il più grande scempio artistico italiano di quel conflitto. «Subito dopo il disastro degli Eremitani il comando alleato mise in piedi una task force con i migliori esperti d'arte inglesi e americani per mappare tutti i siti artistici considerati "sensibili" e dunque da proteggere - spiega Colasio - Si chiamavano gli "Angeli di Venere" e arrivarono agli Eremitani pochi giorni dopo il bombardamento. Misero in sicurezza l'area e raccolsero i frammenti. Ma era troppo tardi, alcuni padovani si erano già portati a casa i pezzi più grandi degli affreschi».
In 67 anni nessuno di questi pezzi era mai stato restituito. Fino a martedì quando l'ignoto collezionista ha depositato la scatoletta di latta color rosa sulla balaustra dell'altare maggiore. Ha aspettato che non ci fosse nessuno, l'ha appoggiata e se n'è andato. «Vorrei ribadire per l'ennesima volta che chi ha in casa pezzi del Guariento o del Mantegna, o soltanto sospetta che possano arrivare dalle macerie di quel bombardamento, ce lo comunichi, non c'è alcun risvolto penale - assicura Colasio - non rischia nulla e anzi contribuisce a ricostruire quei capolavori».
Dentro c'erano quattro pezzi di affresco, non si sa ancora se del Guariento o del Mantegna. «Un miracolo autentico - commenta entusiasta Andrea Colasio - In tutti questi anni abbiamo lanciato moltissimi appelli ai padovani perché restituissero i pezzi di affreschi mancanti. Finalmente assistiamo alla prima restituzione». La scatola rosa è stata ritrovata dal sacrista Michele Varotto mentre si accingeva ad iniziare la pulizia dell'altare maggiore della chiesa degli Eremitani. Da una prima ricognizione i frammenti sono in buono stato: due hanno una dimensione di tre centimetri per tre, gli altri due sono un po' più piccoli. «Da quanto ho potuto vedere si tratta di pezzi contigui - spiega il parroco Don Lucio Guizzo - Li ho nascosti in un posto sicuro in attesa che la Sovrintendenza li prenda in consegna». A quel punto verranno esaminati dagli esperti per capire se sono autentici e di quale affresco fanno parte. Si dovrà stabilire poi in quale posizione dovranno essere inseriti nella ricostruzione completata qualche anno fa. Come un puzzle che sessant'anni dopo può finalmente essere ricomposto.
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