Chiusa la moschea riaperta dal Tar

Ordinanza del sindaco di Cittadella: «Troppo frequentata, mancano sicurezza e prevenzione incendi»
Di Silvia Bergamin
POLETTO.MOSCHEA APERTA CITTADELLA
POLETTO.MOSCHEA APERTA CITTADELLA

CITTADELLA. Il Tar e il Consiglio di Stato hanno dato ragione ai musulmani, ma il Comune dissotterra l'ascia di guerra contro il centro culturale islamico di via Pascoli a Cittadella e manda una ordinanza di chiusura facendo leva sulle relazioni dei vigili: «In tre occasioni sono state trovate all'interno del capannone più di 150 persone, troppe. Inoltre manca il certificato prevenzione incendi». Ma l'associazione islamica replica: «Non ci risulta che i numeri siano corretti, il nostro auspicio è di proseguire le attività in via Pascoli».

La querelle - apparsa ai più come una crociata targata Lega Nord - si era aperta a giugno 2014, quando con un'ordinanza l'amministrazione guidata allora dal sindaco Giuseppe Pan aveva bloccato l'uso della struttura come centro culturale islamico, sostenendo che si trattava di attività incompatibile con la destinazione d'uso produttiva dell'edificio. Ma il tribunale amministrativo aveva sospeso il provvedimento, trovandolo privo di fondamento; dopo la sentenza - sempre favorevole all'associazione islamica Asar - era scattato l'appello e il giudice amministrativo di secondo grado - nel motivare la decisione - si era attenuto esplicitamente alla normativa urbanistico-edilizia, ribadendo che la preghiera non comporta «un maggior peso urbanistico effettivamente incidente sul tessuto urbano».

Cosa è successo di nuovo per portare al provvedimento ulteriore dell'amministrazione guidata dal neosindaco Luca Pierobon? Nel documento si legge che tra il 17 e il 24 giugno sono scattati tre controlli della polizia locale: uno il 17, tra le 12.30 e le 13.45, che ha accertato la presenza di 163 persone nel circolo culturale; lo stesso giorno, intorno a mezzanotte, i vigili hanno contato 160 donne e uomini, e infine il 24 giugno, sempre all'ora di pranzo, risultavano presenti nella struttura 156 persone. Nel passaggio chiave, l'ordinanza - firmata dall'ormai ex dirigente del Comune, Damiano Scapin, passato a Padova con Bitonci - si scrive che «il numero di persone che utilizzano i locali per le attività culturali e di incontro supera il limite di 100 unità», e quindi «si utilizza l'immobile in condizioni di insicurezza sotto il profilo della prevenzione antincendio». Tra le motivazioni, si scrive pure che la chiusura mira a «tutelare l'incolumità dei soci dell'associazione Asar».

Conclusione: i locali potranno essere utilizzati «solo dopo l'ottenimento dell'attestazione di conformità antincendio».

Si tratta solo di mettersi in regola? L'associazione Asar dà una versione diversa dei fatti: «Nell'ultimo mese, dall'inizio del Ramadan, la polizia locale ha fatto numerosi sopralluoghi al centro culturale. In alcuni giorni sono venuti a farci visita anche tre o quattro volte. Non ci risulta che il numero di persone all'interno dello stabile sia quello dichiarato nell'ordinanza. Abbiamo firmato i verbali di sopralluogo dei vigili e i presenti, solo in un caso, hanno sfiorato le 120 unità. A volte c'erano 6 persone, altre volte 18, in un'occasione 34. Ora valuteremo con il nostro legale il da farsi, ma è certo che desideriamo continuare le attività in via Pascoli».

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