La vendemmia dei cinghiali mette in ginocchio i viticoltori dei Colli Euganei
L’allarme della Cia: «Per fermarli non bastano recinzioni alte ed elettrificate». L’associazione chiede abbattimenti preventivi e ristoro completo dei danni

La raccolta delle uve pregiate nei vigneti dei Colli Euganei è iniziata da qualche giorno. Contemporaneamente, nelle ore serali e notturne, continua la “vendemmia” dei cinghiali che secondo Cia Padova stanno provocando perdite per i viticoltori fino a un 10% di media, sia nelle bianche che nelle rosse. L’area più colpita è quella compresa fra Teolo Alta, Valnogaredo, Cinto Euganeo e Calaone.
I cinghiali a caccia di cibo
«In questo periodo sono in cerca di cibo e acqua» sottolinea l’organizzazione del mondo agricolo, «stanno distruggendo diversi vigneti, la situazione rischia di andare fuori controllo. Non servono nemmeno le recinzioni alte più di un metro e il filo elettrificato».
Andrea Bonomi, un giovane viticoltore di Cinto Euganeo osserva: «Ormai bisogna mettere in conto una perdita di questo tipo a ogni annata. I cinghiali mangiano tutto l’acino e spesso, col solo passaggio rovinano i tralci. Nell’ultimo anno non abbiamo notato una diminuzione della loro presenza nella zona dei Colli, anzi. Tentiamo di difenderci con le reti, tuttavia questi animali sembrano non avere paura di nulla».
Bonomi, insieme ai suoi colleghi viticoltori, continua a segnalare la criticità al Parco. «Già è sempre più complicato fare agricoltura, tra aumento dei costi delle materie prime e dazi» aggiunge, «se a questi problemi aggiungiamo quello dei cinghiali, portare avanti tale attività potrebbe diventare antieconomico».
L’allarme degli agricoltori
Emilio Cappellari, presidente della zona di Este-Montagnana di Cia sottolinea: «Proseguiremo a sottoporre la questione cinghiali alle autorità competenti. Da notare, peraltro, che nella stessa area del Parco Colli da qualche tempo sono stati avvistati pure i daini. Le nostre uve sono sotto scacco».
Nelle scorse settimane Cia ha presentato al ministro Francesco Lollobrigida la proposta di riforma della legge 157 del 1992 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”.
«Chiediamo venga sostituito il termine protezione con gestione della fauna» afferma Cia Padova, «chiediamo anche il rafforzamento dell’autotutela degli agricoltori, previa autorizzazione dell’Ispra, con interventi preventivi di abbattimento con armi da fuoco, se muniti di licenza. Occorre, inoltre, il risarcimento totale dei danni diretti e indiretti subiti dalle attività agricole dalla fauna selvatica. È necessario che la gestione dei ristori sia di competenza della Regione». —
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