Città intelligenti le social-app per i cittadini

Informazioni in tempo reale su tutto: sicurezza mobilità, tempo libero, servizi di ogni genere
Di Massimo Malaguti *
traffic through downtown
traffic through downtown

PADOVA. In occasione della decima edizione dell'incontro Aziende - Studenti di Stage IT, il premio per i migliori stages in ICT che si tiene a Padova quest’oggi in Camera di Commercio, viene presentata una intervista video realizzata al MIT di Cambridge (USA) con Carlo Ratti, Direttore del Senseable City Lab.

Il Senseable City lab è un gruppo di ricerca del MIT che esplora le "real-time city" grazie al crescente sviluppo di sensori e di dispositivi elettronici portatili, che interagiscono con l'ambiente urbano e le sue funzioni. Gli studi condotti al Senseable City Lab mirano ad analizzare lo scambio globale di dati in tempo reale, visualizzando i volumi del traffico telefonico, i flussi Internet e varie altre tipologie di dati per ottenere informazioni sul funzionamento delle città. Grazie a questa attività Carlo Ratti è oggi uno degli osservatori più qualificati a livello internazionale sul tema delle "smart cities", che riguarda l'evoluzione digitale delle città e delle loro funzioni in rapporto con l'ambiente ed i cittadini.

Dall'intervista emerge la dimensione "social" delle applicazioni ICT che oggi interessano le diverse funzioni delle "smart cities". I temi della sicurezza, della mobilità, della manutenzione urbana, della gestione del tempo libero sono interpretati da una nuova generazione di applicazioni che, attraverso l'utilizzo sempre più diffuso di smart phones e tablet computer, veri e propri "perni tecnologici" delle smart cities, favoriscono la partecipazione dei cittadini e il loro intervento diretto sulle diverse funzioni urbane.

Ne sono un esempio applicazioni per smart phone come "Urban Mechanics", attraverso la quale il Comune di Boston permette ai propri cittadini di segnalare in tempo reale le malfunzioni della rete stradale, dei trasporti pubblici o più in generale delle infrastrutture della città. La Polizia di Boston ha invece messo a disposizione dei cittadini una app per comunicare eventi o comportamenti anomali, allo scopo di facilitare le attività di intervento e di indagine e di migliorare le condizioni di sicurezza globali attraverso una funzione di "vigilanza partecipata".

Il mercato delle applicazioni digitali in questo campo appare molto ampio e promettente, al punto da avere generato una nuova ondata di start up digitali che negli USA ha raggiunto risultati imprenditoriali notevoli, risolvendo problematiche molto "quotidiane" ma con un elevato livello di diffusione e quindi di impatto sociale ed economico. Ne è un esempio eloquente Open Table, una app che consente di prenotare i posti a tavola al ristorante. La app richiede di inserire la posizione di interesse all'interno della città, il numero dei posti, data e ora: il sistema risponde selezionando i ristoranti disponibili in quella zona con i vincoli prefissati. Una applicazione concettualmente molto semplice, che risponde però a un bisogno effettivo e diffuso utilizzando le caratteristiche fondamentali dello smart phone: connettività, portatilità, multimedialità e geolocalizzazione. La società che ha realizzato Open Table è quotata in Borsa e ha raggiunto una capitalizzazione superiore al miliardo di dollari.

Qual è il panorama internazionale e la posizione delle città italiane nel contesto della evoluzione digitale delle smart cities? Secondo Ratti, si tratta di un fenomeno nuovo in cui le città manifestano orientamenti diversi, a seconda degli interessi e delle problematiche emergenti all'interno delle diverse realtà urbane. Boston privilegia la dimensione della relazione e della partecipazione dei cittadini, mentre megalopoli come Singapore o Rio de Janeiro stanno concentrando la loro attenzione sulle funzioni della mobilità, del trasporto delle merci e dell'igiene urbana.

A fotografare la situazione delle città italiane ci ha pensato il Forum per la Pubblica Amministrazione che ha realizzato nel 2012 ICity Rate, una indagine su 103 capoluoghi italiani. L'indagine mostra una situazione di profondo divario all'interno del Paese: le "città intelligenti" stanno infatti tutte al Centro-Nord. Bologna, Parma e Trento si piazzano in testa alla classifica generale, seguite da Firenze, Milano, Ravenna, Genova, Reggio-Emilia, Venezia e Pisa che chiude la top ten mentre Padova si colloca subito dopo, all'undicesimo posto della classifica generale.

Per stilare la classifica sono stati utilizzati indicatori riferiti alle dimensioni della governance della città, dell'economia, della mobilità, dell'ambiente, del capitale sociale e della qualità della vita. All'interno delle classifiche per singoli indicatori Padova ottiene un significativo secondo posto per le attività di governance, alle spalle di Torino.

A questa rivoluzione digitale sulle funzioni sociali delle città se ne accompagna, secondo la visione di Ratti, un'altra riguardante più direttamente le funzioni "produttive", basata non più sulla tecnologia degli smart phone o dei tablet computer, ma sulle stampanti tridimensionali.

L'evoluzione continua delle stampanti 3D consente oggi di produrre in tempi ridotti piccole serie di oggetti di media complessità, realizzati in materiali con buone prestazioni che vanno dalle bio-plastiche sino ai metalli, attraverso la sinterizzazione laser di poveri.

Questa nuova capacità produttiva leggera, a basso impatto ambientale e facilmente delocalizzabile sta determinando quella che l'Economist ha definito come "terza rivoluzione industriale", e alla quale ha significativamente dedicato una copertina.

Le stampanti 3D sono oggi principalmente impiegate per la produzione rapida di prototipi a basso costo. Vi sono inoltre diversi altri settori interessati all'utilizzo delle stampanti 3D come ad esempio l' ingegneria biomedica, per la produzione di protesi e innesti "su misura" con l'impiego di materiali ceramici.

Più in generale, le stampanti 3D rispondono con la loro flessibilità e capacità di essere facilmente e velocemente riprogrammate al nuovo bisogno di "customizzazione di massa" delle produzioni industriali, sempre più attente alla personalizzazione di prodotti e servizi. Questa nuova tecnologia potrà in futuro interessare anche le nostre piccole imprese, e quelle artigiane in particolare.

L'introduzione di queste nuove tecnologie di produzione costituisce un altro aspetto del profilo della nuova "città intelligente", in cui le attività della produzione e dei servizi dialogano e si distribuiscono in un contesto urbano non più suddiviso per funzioni specializzate ma più flessibile, orientato ai bisogni del cittadino e a cicli di produzione e consumo più sostenibili.

* direttore del Parco

Scientifico Tecnologico

Galileo - Padova

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova