Abano, mancano i vigili del fuoco: caserma aperta a singhiozzo
L’allarme dell’Unione Sindacale di Base: «Situazione di pericolo per i cittadini». A causa della carenza di personale, a luglio e agosto operatori dirottati a Padova

Mancano pompieri, così a luglio e agosto sono state disposte le chiusure alternate della sede dei vigili del fuoco di via Barovier, ad Abano. Ma il pericolo è che la sede aponense faccia sempre più fatica a tenere aperto il presidio. A rivelare la situazione è l’Unione sindacale di base dei vigili del fuoco.
La denuncia del sindacato
«C’è una carenza complessiva che ha portato intanto alla chiusura di una sede», spiega il sindacalista Enrico Marchetto «il personale di Abano comincerà il turno in un’altra sede. Purtroppo, dall’apertura del distaccamento di Abano non sono mai arrivate le 30 unità che servivano. Si è spostata una squadra dalla centrale di Padova per consentire l’operatività. Abbiamo sempre denunciato questa situazione proclamando 4 scioperi. Il totale dei pompieri previsto tra la sede centrale di Padova, Abano, Piove di Sacco, Cittadella ed Este dovrebbe essere di 84 vigili del fuoco qualificati e 166 pompieri. Sugli 84 qualificati ce ne sono 55. Dei 166 pompieri ne abbiamo 143. Abbiamo poi diversi pensionamenti da qui a fine anno e altri 10 pompieri se ne vanno entro il 30 giugno. Altri 7 andranno via, perché hanno fatto richiesta di passaggio in un altro comando. In totale mancano poco più di 40 vigili e 30 capi squadra e capi reparto».
Servono 13 unità fisse in sede centrale e quando non si raggiungerà il numero, Abano sarà la prima sede che ne farà le spese. I 3-4 pompieri andranno a prestare servizio in quelle giornate nella sede centrale di Padova.
Pensionamenti e trasferimenti mai sostituiti
«Assistiamo da tempo all’inesorabile arretramento del servizio garantito dal Comando di Padova, in una provincia che conta 1 milione di abitanti», aggiunge Marchetto «come sindacato denunciamo questo preoccupante trend da oltre 10 anni nel silenzio assordante delle istituzioni. Oggi si tocca un nuovo punto critico: a causa della mancata sostituzione dei pensionati e del continuo trasferimento di colleghi non residenti verso altre sedi, il comando è stato costretto a prendere una decisione tanto drammatica quanto inaccettabile: la chiusura della sede di Abano Terme per il periodo luglio-agosto, a turni alterni. In termini concreti, ciò significa che la continuità del presidio termale non verrà garantita 24 ore su 24, ma solo quando le condizioni operative lo consentiranno. Contestualmente, tutte le attività di formazione vengono sospese fino alla fine dell’estate, aggravando un quadro già critico. È sconfortante, per chi lavora per la salvaguardia della popolazione, dover giustificare ritardi nei soccorsi a causa di scelte organizzative miopi: incendi, incidenti stradali e soccorsi a persona nel bacino termale rischiano di ricevere risposte con tempi non più accettabili e in un periodo con affluenza di turisti molto elevata».
La responsabilità ricade, secondo Marchetto «su dirigenti che, nel tempo, non hanno denunciato pubblicamente questa deriva, né hanno preteso tutele reali per chi garantisce la sicurezza del territorio. Al contrario, per mere logiche carrieristiche, sono rimasti proni alle alte sfere ministeriali, evitando il confronto pubblico e il dovere di trasparenza verso cittadini e operatori. Il Ministero, intanto, continua a propagandare il nulla attraverso post e slogan sui social, ignorando la realtà drammatica». —
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