Cittadella, Marta Barin se n’è andata a soli 38 anni

CITTADELLA. Una donna elegante, di umanità vertiginosa e mai sazia di conoscere, una mamma che ha scoperto, dando alla luce il suo piccolo, la malattia, e che ha lottato per sei anni e mezzo convinta che ce l'avrebbe fatta. Ha fatto tutto questo seminando serenità e dolcezza, Marta Barin, che aveva solo 38 anni ed è mancata nella notte tra sabato e ieri all'Hospice di Cittadella.
La giovane donna viveva in Borgo Treviso, a Cittadella. Lascia il marito Giulio Pontarolo, sposato nel 2011, ed il figlio Tommaso.
Grafica di talento, adorava l'universo dell'architettura e della moda. Il compagno di una vita – si erano fidanzati nel 2004 – le ha dedicato una lettera su Facebook.
Giulio ripercorre con emozione la loro storia: «Quando Tommaso è nato, i medici notarono che faticava ad incanalarsi, decisero il parto cesareo e poi svolsero degli approfondimenti».
La diagnosi fu drammatica: un tumore aggressivo. «Un mese dopo la operarono e poi è iniziato il ciclo di chemio. Erano terapie forti, ma Marta ha sempre saputo unire forza e leggerezza. Era posata, seria, precisa nel lavoro, aveva un gusto eccezionale per la grafiche. Ha attraversato la malattia sempre positiva, non faceva pesare nulla, ed è sempre stata presente nella crescita di nostro figlio, che ora è come la sua mamma: educato, solare, intelligente. Bravo».
Una donna che cercava, che adorava conoscere, ed i viaggi trovavano senso in questa sua curiosità umana e intellettuale.
«Amava approfondire, e quindi faceva corsi di cucina, e di fotografia. A marzo 2019 abbiamo esaudito un suo grande sogno e siamo stati in California, on the road da Los Angeles a San Francisco, con tutta la famiglia, e i nonni. L'ultimo viaggio, invece, è stato a Marrakech», racconta il marito. Che descrive un sentimento fatto di «amore, rispetto: perché con lei non si litigava mai, ragionavamo, in un rapporto bello, sincero, tranquillo, sereno, che sapeva affrontare le difficoltà. Marta entrava nei cuori delle persone, l'ultima volta che siamo stati allo Iov la dottoressa che ci ha comunicato che ormai non c'era più nulla da fare si è sciolta in lacrime, si era legata a lei, alla sua gentilezza infinita». Fino alla fine la giovane mamma è stata lucida: «Perché lei era pronta, noi no».
Di Tommaso diceva che le ha salvato la vita, regalandole «tanto tempo in più da vivere per realizzare il sogno di essere mamma».
L'ultimo grazie è per aver insegnato a papà e figlio a non avere paura: «Sento che io e Tommaso ce la faremo, sento che comunque sarà una vita piena di gioie perché Marta era proiettata al futuro e ci sta già accompagnando, il suo nome e la sua presenza saranno gli stimoli della nostra vita». —
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