Claudio Lolli stasera allo Zuckermann
Cantautore dagli anni '70, poeta delle vite metropolitane

A destra Claudio Lolli, uno dei pochi carismatici cantautori della generazione degli anni Settanta
PADOVA. Per molti appassionati è semplicemente il più grande di tutti. E tutti sono quel gruppo di artisti per brevità chiamati cantautori che, negli anni Settanta, spazzarono via la generazione precedente di canterini beat e di complessi glamour, imposero uno stile, delle melodie, dei testi di cui ancora oggi non si riesce a fare a meno.
Una "massa critica" di poeti che grazie all'intensa produzione, alla connessione diretta con le vibrazioni dei loro coetanei, a suggestioni e rimandi contemporanei, hanno fatto svoltare il gusto del pubblico e hanno raggiunto punte mai più toccate: De Gregori, De Andrè, Fossati, Guccini, Conte, pochi altri.
Claudio Lolli, il bolognese dell'allora città più creativa d'Italia, di Pazienza e dei primi laureati del Dams, degli indiani metropolitani e di Radio Alice, aveva aperto il decennio con i suoi primi album, "Godot" e "Canzoni di rabbia", annusando il '77 più di un lustro prima.
E fu subito successo, grande come quello di un De Gregori, a cui veniva spesso accostato, ma poi scelse un altro profilo, una casa editrice più indipendente (sfuggendo alle major quando nessuno lo faceva) e dei testi nuovi sempre cuciti con un filo intimista.
Certo molti di quelli che stasera dalle 21.15 (inizio un quarto d'ora dopo) assieperanno la platea del Giardino Teatro di Palazzo Zuckermann (entrata da Corso Garibaldi 33, posto unico € 15, acquistabile in prevendita da Coin, Iat turismo, Alea Centro Giotto, Gabbia Dischi o direttamente stasera al botteghino) vogliono ascoltare soprattutto quei successi lì: da "Borghesia" al ti ricordi di "Michel", da "Aspettando Godot" sino agli "zingari felici", alla "morte di una mosca", a "Curva Sud", magari vestite di nuovo. Come lo stesso Lolli ha poi fatto collaborando nel recente passato con The Gang e soprattutto con i calabresi del Parto delle Nuvole Pesanti che hanno rilanciato ritmicamente il "gioiello" degli Zingari (di cui esiste una cover omaggio anche di Luca Carboni). Ma Lolli - nella vita diventato anche un professore di liceo - ha continuato il suo percorso e quindi ci sarà la possibilità di ascoltare i brani delle sue "Lovesongs", degli ultimi album insomma. Non è - per dirla tutta - un concerto passatista, anzi astenersi nostalgici in purezza: l'ironia di Lolli basta saperla ascoltare. Stupirà molti sapere che ai suoi concerti si registra la presenza di un nuovo pubblico giovane. Al concerto padovano, Claudio Lolli non si presenta con una band rockettara, ma in duo con Paolo Capodacqua, maestro delle sei corde, e quindi con un paio di chitarre elettrificate e arraggiamenti semplici, pizzicati col finger-picking, praticamente quasi acustico.
Argomenti:concerti
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