Cogeneratore mai avviato: i dirigenti devono pagare 10 milioni

Il mancato avvio dell'impianto di Conselve ha prodotto un enorme danno erariale: la Procura notifica 39 intimazioni
Belluco.. Conselve, la costruzione della nuova centrale di cogenerazione ad oli vegetali del Conselvano
Belluco.. Conselve, la costruzione della nuova centrale di cogenerazione ad oli vegetali del Conselvano

CONSELVE. Era stato definito “una cattedrale nel deserto” l’impianto di cogenerazione realizzato nella Bassa Padovana dall’ex Cosecon, ora Attiva Spa. Iniziato a livello progettuale nel 2001, ultimato nel 2008 e mai entrato in funzione nonostante siano stati spesi oltre 13 milioni di euro di fondi pubblici, rischia di costare caro ai vari componenti che, nel tempo, si sono succeduti ai vertici di Attiva.

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La Procura regionale della Corte dei Conti sta inviando l’intimazione a pagare 10 milioni, 616 mila e 620,37 euro ai 39 ex consiglieri, componenti del collegio sindacale e revisori contabili alla guida o nella cabina di regia della società ora in liquidazione, le cui quote sono in mano a enti locali e istituti di credito. Tra loro, cinque sindaci attualmente in carica (Ezio Betto di Terrassa Padovana, Mario Rasi di Bagnoli, Antonio Ruzzon di Conselve, Giannicola Scarabello di Agna e Massimo Zanardo di Cartura), l’assessore di Tribano Denis Berto, sei commercialisti (Gianni Baraldo, Luigi Basso, Maurizio Boccalon, Alberto Dalla Libera, Filippo Piazzon, Carlo Saccaro e Tiziana Scanferla), il direttore generale della Banca di credito cooperativo dell’Alta Padovana Pierluigi Gambarotto, già vicedirettore generale di Cariparo fino al 2011, l’ex presidente del Collegio costruttori di Padova Leonardo Antonio Cetera, con gli ex sindaci di Conselve (Luciano Sguotti) e di Tribano (Bruno Brasolin) che, nel 2006, firmarono l’accordo di programma per la costruzione della centrale mai diventata operativa. Soldi gettati al vento. Soldi pubblici (e non privati) che hanno finanziato un’opera inutile perché mai messa in funzione: da qui la contestazione del danno erariale.

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Lo scrive il vice procuratore generale della Corte dei Conti del Veneto, Alberto Mingarelli, nella lettera di intimazione al saldo del dovuto, ancora in corso di notificazione: «La vertenza concerne la realizzazione di una centrale di cogenerazione alimentata da combustibili liquidi vegetali, su area di proprietà di Cosecon Spa (ora Agenzia per la trasformazione territoriale in Veneto Spa in sigla Attiva) in territorio di Conselve, la quale è stata realizzata a seguito di accordo tra Cosecon Spa e i Comuni di Tribano e Conselve. Considerato che la predetta centrale risulta allo stato non funzionante da vari anni, per cui il procedimento finanziato con fondi pubblici non risulta avere raggiunto gli obiettivi per cui era stato erogato. Tenuto conto che, da un primo esame della documentazione riguardante la vertenza in argomento, lo scrivente è pervenuto alla conclusione che la realizzazione della centrale di cogenerazione abbia comportato per l’Ente un danno erariale allo stato presumibilmente quantificabile in 10.616.620,37 euro. Considerato che gli elementi necessari a una più precisa quantificazione dei danni pubblici sono tuttora all’esame di questa Procura. Tutto ciò considerato, ai sensi degli articoli 1219 e 2943 del codice civile» conclude il vice procuratore, «si intima alla S.V. (Signoria Vostra, ovvero ciascun destinatario del provvedimento) di procedere al sollecito pagamento della somma predetta oltre accessori, entro il termine di 90 giorni, presso il conto corrente della Tesoreria della Regione Veneto...». L’impianto, pur collaudato, avrebbe dovuto essere gestito da un’altra impresa rispetto ad Attiva (l’affidataria) individuata attraverso una gara d’appalto. Gara indetta con un bando che non ha riscosso alcun successo.

A segnalare l’anomalia alla Procura della Corte dei Conti sia la Procura della Repubblica padovana (il pm Federica Baccaglini ha portato a processo 12 ex amministratori di Cosecon per vari reati, tra cui truffa, falso e turbativa d’asta), sia Diego Boscarolo dell’associazione “Il Moraro” di Bagnoli che Luca Martinello del Movimento 5 Stelle. Questi ultimi denunciarono lo sperpero di danaro pubblico: il costo finale dell’opera è stato di oltre 13 milioni contro gli 8,8 previsti.

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