Da Padova la proposta degli affitti calmierati per salvare i negozi a rischio chiusura

La sfida dell’assessore Bressa: «Vantaggi fiscali per chi tiene i prezzi contenuti». L’idea di un emendamento alla legge di bilancio: «Con la cedolare al 21 per cento vinceranno proprietari e commercianti». La proposta piace all’Ascom

Silvia Bergamin
Una vetrina chiusa in centro a Padova
Una vetrina chiusa in centro a Padova

Cedolare secca anche per gli immobili commerciali, il Comune di Padova lancia la proposta in vista della legge di bilancio nazionale. L’iniziativa parte dall’assessore alle attività produttive Antonio Bressa, che immagina di estendere l’istituto della cedolare secca al 21% agli immobili commerciali, ma solo se affittati a canone calmierato attraverso specifici patti territoriali.

Una formula che mira a coniugare vantaggi fiscali per i proprietari e sostegno concreto al commercio di vicinato, sempre più in difficoltà anche a causa degli elevati costi di locazione.

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Lotta alla desertificazione

«Se la cedolare secca verrà estesa ai negozi, crediamo sia indispensabile che sia applicata solo a chi accetterà canoni calmierati stabiliti da patti territoriali tra associazioni di categoria e proprietari immobiliari», osserva Bressa, «in questo modo l’incentivo fiscale non diventerebbe un regalo generalizzato ai proprietari, ma uno strumento concreto per ridurre i costi di affitto, ridurre le chiusure dei negozi e favorire nuove aperture. È necessario quindi, oltre a introdurre la cedolare secca per le locazioni commerciali, che sia estesa a questa fattispecie di contratti anche l’applicazione delle norme sui canoni concordati cioè definiti tramite patti territoriali che abbiano individuato fasce di prezzo in grado di calmierare il mercato».

La proposta arriva in un momento cruciale, con molti spazi commerciali sfitti nei centri urbani e le piccole attività schiacciate da costi fissi insostenibili, tra cui proprio gli affitti rappresentano una delle voci più onerose.

Il meccanismo

Il meccanismo ipotizzato dall’amministrazione padovana prevede un sistema che riprende l’esperienza già collaudata dei canoni concordati residenziali e per studenti universitari. La cedolare secca al 21% verrebbe riconosciuta esclusivamente ai proprietari che aderiscono a contratti di locazione basati su accordi locali, frutto del confronto tra le associazioni di categoria dei commercianti e artigiani da un lato e le associazioni dei proprietari immobiliari dall’altro. Il ruolo di coordinamento di questi tavoli spetterebbe ai Comuni, garantendo così un’applicazione equa e territorialmente calibrata della misura.

«L’obiettivo è quello di rendere più sostenibili i costi per esercenti e nuove imprese in considerazione del peso significativo che ha il costo dell’affitto per le piccole attività commerciali e di vicinato», aggiunge Bressa, «la misura andrebbe infatti a premiare quei proprietari di immobili che decidono di sostenere il commercio delle nostre città riconducendo il valore della locazione aderendo a un regime che renderebbe più conveniente anche per loro la stipula di canoni a canone concordato. Un intervento mirato, e non indistinto, permetterebbe di avere un impatto reale sui territori, contrastando la desertificazione commerciale e sostenendo chi investe e lavora nei centri urbani».

L’assessore ha anche aggiunto: «Come amministrazione saremmo pronti a fare la nostra parte, promuovendo accordi territoriali che rendano possibile l’applicazione della misura con criteri chiari, equi e trasparenti».

Ok dalle associazioni di categoria

La proposta ha trovato il pieno sostegno di Patrizio Bertin, presidente di Ascom Confcommercio Padova, che vede nella misura una concreta opportunità per rivitalizzare il commercio locale: «Si tratta di una misura che potrebbe incentivare i proprietari ad abbassare i canoni di locazione, avendo loro stessi un vantaggio diretto. Un abbassamento degli affitti rappresenterebbe un elemento decisivo per favorire nuove aperture di negozi e, di conseguenza, per rilanciare il commercio di vicinato, che oggi vive una situazione di forte sofferenza. I costi attuali, in molti casi, sono semplicemente improponibili per chi desidera avviare o mantenere un’attività.

L’introduzione della cedolare secca garantirebbe invece un regime fiscale più favorevole, in grado di stimolare una revisione dei canoni verso livelli più sostenibili. È un’opportunità concreta per ridare fiato alle nostre città e sostenere un tessuto commerciale che rischia di impoverirsi sempre di più se non interveniamo con strumenti efficaci e immediatamente applicabili». 

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