Con Rossi alla prima del film di Zalone girato a Padova
Il sindaco reggente assiste divertito a Sole A Catinelle: "Prato della Valle è proprio un set perfetto per i matrimoni"

PADOVA. La prima risata arriva quando i titoli di presentazione non sono ancora comparsi sullo schermo.
Ivo Rossi, sindaco reggente, si aggiusta la cravatta e non trattiene il primo scroscio di risa. Il resto dell’ora e mezza di pellicola al PortoAstra sarà tutto così: risate dall’inizio alla fine, da parte del pubblico e del sindaco reggente che ha assistito alla proiezione di «Sole a catinelle» di Checco Zalone invitato dal mattino.
Tra un squillo di buon umore e l’altro, diventa un susseguirsi di risposte ad indovinelli immaginari: «Qui siamo al Duomo, lo riconosco» ed infatti è la scena della mensa popolare girata proprio sul sagrato del Battistero.
Ed ecco il primo retroscena: «Ho dovuto chiamare il sacerdote del Duomo», racconta Rossi, «perché non voleva si girasse davanti alla chiesa». L’intero film, in particolare la lunga scena di Prato della Valle, entusiasma Rossi come padovano, come amministratore e come promoter della città: «È un set per matrimoni», commenta orgoglioso.
In effetti il tramonto, l’acqua della fontana dell’Isola Memmia che zampilla, qualche coppietta furtiva che si bacia sulle colonne (multabili secondo il regolamento comunale?) e Zalone che canta irriverente un inno al machismo è un’esplosione di divertimento paradossale sullo sfondo di una Padova elegante e raffinata.
La visione del sindaco. Dopo i primi venti minuti di film, la prima occhiata al cellulare: forse per controllare l’ora. Al venticinquesimo minuto della storia il primo sospiro: corre il dubbio che qualcosa annoi Rossi; ma è smentito dalle successive risate. Che diventano di pancia: l’aplomb istituzionale ne perde, tuttavia il sano divertimento è all’apice della curva crescente: sono le 16.18, il Che diventa una marca fashion «della chechevara» e Rossi non riesce a fermarsi dal ridere: «Ha un fascino demenziale», commenta, «ma ci mostra anche prospettive diverse». Qualche gesto “cafone” coinvolge le viscere del primo cittadino, fino ad arrivare alle lacrime nella scena della Massoneria: Zalone toglie il suo cappuccio, fa i nomi di chi l’ha introdotto e Rossi proprio non riesce a smettere di ridere.
Un altro vertice di buon umore lo si raggiunge con Zalone nei panni del sindacalista con un’immancabile rubrichetta rossa (che tanto assomiglia a quelle del ministro Zanonato) e un’altra occhiata veloce all’iPhone per Rossi: sono le 16.56.
Il produttore ringraziato. Fuori dalla sala, Rossi diventa un fiume in piena: «Una struttura leggera nella narrazione che pure si dimostra capace di toccare tutti i temi dell’attualità degli ultimi mesi e degli ultimi anni». Il sindaco è un uragano di complimenti, tanto da prendere il cellulare e telefonare, per ringraziare, il produttore padovano Giacomo Gagliardo. «Di solito i film comici mi annoiano, questo mi ha davvero divertito» confessa, «E poi Padova sul grande schermo è magnifica: un elegante set da matrimoni ed uno spot per la nostra città».
Tra le risa, Rossi non perde lo spirito critico: quel graffito vicino all’hotel Toscanelli non è gli proprio andato giù, ma ormai è immortalato in una pellicola che si immagina campione d'incassi.
Il giudizio da imprenditore. «Leggo un messaggio nel film di Zalone che condividiamo tutti noi imprenditori: il futuro è tornare al passato, alle produzioni rigorose, attente e concrete». Così Jacopo Silva, imprenditore e tra i promotori di Italia Futura, che ha visto in «Sole a catinelle» la Padova economica che ben conosce. «Nel film è da Padova che si riapre una fabbrica di tessuti che rischiava di chiudere, dunque pregio al nostro modo di lavorare. Non dimentichiamo che questo territorio è pieno di eccellenze nella produzione cinematografica, una vera e propria tradizione di luci, tecnici e cineprese capaci di leggere nell’anima dei registi».
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