Copia-incolla Richiamo a Galimberti

«Siamo nel Paese dei campanelli. Qualche giorno fa un paio di studenti sono stati sospesi per alcuni mesi dalle lezioni per plagio, mentre invece il professore Umberto Galimberti che, come ho documentato, nei suoi libri copiava e riciclava parti di testi suoi e non, viene soltanto richiamato a citare le fonti. Constato la mitezza del provvedimento», afferma Francesco Bucci. Sostiene quindi di essere indignato l'autore del pamphlet Umberto Galimberti e la mistificazione intellettuale, Coniglio Editore, a proposito della sentenza dell'Advisory Board dell'Università Ca' Foscari che, in un comunicato stampa, spiega i provvedimenti presi concludendo con un invito rivolto al professore ordinario di Filosofia Morale e Psicologia Generale del Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali «ad attenersi all'uso degli standard nazionali ed internazionali per la doverosa citazione delle fonti». Circa un anno fa, a tutti i docenti dell'università veneziana era stato inviato da Francesco Bucci via mail un abstract del futuro libro nero. Nell'allegato si poteva leggere in anticipo parti della ricerca che l'autore aveva iniziato a compiere qualche anno prima, insospettito, a suo dire, del «non sense che governava gli articoli del filosofo pubblicati come editorialista su La Repubblica». Era iniziata così la ricerca del romano Francesco Bucci, dirigente pubblico, che dal 1995 al 2010 aveva letto l'opera omnia del filosofo e messo da parte circa 500 articoli, accusandolo infine di aver copiato e riciclato parti di testi suoi e non. Nell'imminenza della pubblicazione del libro, il rettore Carlo Carraro aveva preso subito provvedimenti costituendo un consiglio per analizzare la fondatezza delle accuse. Ieri, il verdetto. «Il consiglio ha svolto in un solo anno la verifica delle accuse - afferma il prorettore Agostino Cortesi - lavorando con tempestività e serietà. Non si tratta di una pacca sulla spalla. Bisogna fare una differenza tra l'accusa di plagio, giuridicamente perseguibile, e quello che, invece, si ritiene eticamente o meno accettabile». Nessuno arriva a parlare apertamente di plagio, «poi - prosegue Cortesi - se un autore cambia le parole all'interno del testo può essere eticamente accettabile o meno, ma non è giuridicamente punibile». Il consiglio, composto da Cortella, Balboni, De Lucchi, Celentano, Ortalli, Musu, Rispoli, Bergamin e Scarpai, ha apprezzato anche il mea culpa del prof il quale, l'8 giugno 2011, aveva scritto in un documento la sua posizione rispetto agli episodi a lui attribuiti, dichiarando che avrebbe provveduto a inserire le fonti nelle successive riedizioni dei suoi libri. Lui, l'accusato, tace e non vuole rilasciare nessuna dichiarazione perché in vertenza legale con Federico Bucci.

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