Coronavirus, allarme a Padova: "Stretti come sardine sul bus 22"

La denuncia di una impiegata dell'Usl: "A boro dei mezzi pubblici non c'è la distanza minima di sicurezza"

PADOVA. "Ecco qual è la situazione nel bus 22 da Cadoneghe a Padova. Stretti come sardine, il metro di distanza ce lo sogniamo". Lunedì mattina, ore 8. Gabriella Ferro, 54 anni, impiegata all'Usl 6, decide di andare al lavoro con i mezzi pubblici a causa di un guasto all'auto. Sale sul 22 di BusItalia ma dopo poco si pente di averlo fatto.

"A ogni fermata entravano 3 o 4 persone e così ci siamo ritrovati stipati in un attimo", racconta. Del resto, la foto è eloquente. Si vedono persone strette come sardine, una accanto all'altra, a distanza ravvicinata. "Ognuno con la sua mascherina e i suoi guanti, per carità, ma comunque vicini. C'era gente in piedi, gente seduta, l'autista transenna e una sola porta disponibile per entrare: quella centrale".

Gabriella Ferro lamenta il fatto che non c'era nessuno ad assicurarsi che la situazione rispondesse alle regole imposte dal decreto del Governo e dall'ordinanza della Regione in tema di distanziamento sociale. "Ti controllano per strada o al supermercato ma come mai nessuno viene a vedere ciò che succede nei mezzi di trasporto?", chiede ancora la cinquantacinquenne impiegata dell'Usl. Quello del trasporto pubblico è problema più volte discusso, a tutti i livelli. C'era il dubbio che, con la ripresa graduale di alcune attività, si potessero registrare situazioni di sovraffollamento. Da Padova arriva una conferma ai timori delle autorità.

"Ho pensato di scattare la foto perché fa ben capire quale situazione io abbia trovato a bordo di quell'autobus. A un certo punto mi sono stufata e sono scesa in piazza Mazzini. Me la sono fatta a piedi fino a via Scrovegni. Non me la sentivo più di continuare. Spero che qualcuno prenda le redini e verifichi il rispetto delle regole anche sui mezzi pubblici". 

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