Coronavirus, l'Università di Padova mette a punto test per scoprirlo in sole tre ore

PADOVA. È tutto padovano un nuovo test per l’individuazione del coronavirus. A metterlo a punto è stato il team del professor Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia al Bo, guida dello studio pilota che permetterà di sapere, nel giro di appena tre ore, se un paziente è infetto oppure no. Il test non è ancora disponibile, ma lo sarà a partire dai primi giorni della prossima settimana (molto probabilmente già domani) e l’ospedale di Padova sarà il punto di riferimento per tutta la regione Veneto. Tutto il mondo della scienza si è mobilitato per dare risposte rapide al coronavirus: la Cina, a questo proposito, ha annunciato ieri la messa a punto da parte degli scienziati di Wuxi, di un kit per la diagnosi rapida che agisce in un arco di tempo ridottissimo, tra gli 8 e i 15 minuti.

Il test
«Abbiamo seguito le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e le direttive del Servizio sanitario nazionale» spiega il professor Crisanti «creando un test che fosse in linea con le disposizioni a livello mondiale per fare la diagnosi di questa malattia. Anzi, il nostro esame è anche un po’ più aggiornato perché tiene conto di tutte le informazioni che si sono accumulate in questi giorni». È un test «fatto in casa» sottolinea Crisanti, quindi studiato, messo a punto ed eseguibile interamente all’interno dell’unità di Microbiologia dell’azienda ospedaliera di Padova».
Tempi record
Il test per il nuovo coronavirus è stato sviluppato nel giro di pochissimi giorni: «L’unità di Microbiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova ha una grande esperienza nell’ambito dello sviluppo di saggi» spiega il professor Crisanti «già il professor Giorgio Palù, da poco in pensione, ne aveva messi a punto con West Nile, Zika, Chikungunya. Io raccolgo i frutti di un’esperienza molto consolidata, che ci ha permesso di raggiungere l’obiettivo in tempi molto brevi. Nella nostra unità abbiamo sempre lavorato con grande spirito di collaborazione, e che ci sono state datetutte le risorse necessarie».
Come funziona
Quanto al funzionamento, in parole semplici, viene prelevato dal paziente un campione biologico dove poi l’esame mette in evidenza il materiale genetico del virus. Il campione può essere prelevato in scopia oppure no: «Può essere un ispettorato bronchiale» spiega infatti Crisanti «ma anche più semplicemente un tampone faringeo. Se il virus è presente, il test ne rivela il materiale genetico». L’esame può essere interamente eseguito a Padova, all’unità di Microbiologia, in tempi record: appena tre ore. Nel caso in cui dal sospetto si passi alla certezza del contagio, il paziente sarà trasferito e preso in carico dall’unità di Malattie Infettive.
La procedura
Il rischio di contagio, per il momento, riguarda solo le persone che nell’ultimo periodo si sono recate in Cina. Pertanto, la raccomandazione del Ministero della Salute è che, se nelle due settimane successive al ritorno da aree a rischio si dovessero presentare sintomi respiratori (febbre, tosse secca, mal di gola, difficoltà respiratorie), a scopo precauzionale è bene contattare il numero telefonico gratuito 1500. A Padova, solo per i suoi dipendenti, l’università ha attivato anche il 335.1008877. Un addetto potrà rispondere a tutte le domande e, nel caso di sospetto contagio, organizzare le indagini di laboratorio. Poi, se necessario, si procede con il ricovero.
Pronta la task force
Nei giorni scorsi la regione Veneto ha attivato una task force con l’apporto di tutte le strutture sanitarie, in particolare le unità di Malattie infettive, i laboratori di Microbiologia e i Dipartimenti di prevenzione, insieme agli altri attori interessati come i medici di medicina generale e altri professionisti operanti sul territorio. In particolare, l’Azienda ospedaliera era già stata individuata come centro regionale di riferimento.
Team internazionale
Crisanti, classe 1954, è l’erede del professor Giorgio Palù (già preside dell’ex facoltà di Medicina, direttore del dipartimento di Medicina Molecolare e docente di Microbiologia), che dall’inizio di quest’anno accademico è andato in pensione. Il passaggio di consegne imponeva che a raccogliere un’eredità così importante ci fosse un nome di spicco, ed è stato individuato in quello di Andrea Crisanti, parassitologo con una formazione internazionale che vanta una lunga esperienza all’Imperial College di Londra. É a capo di un team internazionale di ricercatori ed è stato uno dei primi al mondo ad aver utilizzato la tecnica del “gene drive” per eliminare la trasmissione della malaria nei vettori responsabili di questa malattia. —
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