«Così fan tutte» chiude la trilogia di Mozart

VENEZIA
Con «Così fan tutte», in scena questa sera alle 19, la Fenice completa la trilogia di opere di Mozart su versi di Da Ponte. Come in «Don Giovanni» e «Nozze di Figaro» avremo sempre la direzione di Manacorda, la regia di Michieletto, le scene di Fantin e i costumi di Teti.
Molti avvicendamenti invece nel cast, nel quale è però confermato Markus Werba.
Il libretto di «Così fan tutte» era stato commissionato dall'imperatore Giuseppe II, il quale, secondo la moglie di Wolfgang, Costanza, aveva l'intenzione di affidare l'opera a Salieri, che avrebbe rifiutato per la licenziosità del soggetto, basato sullo scambio delle coppie.
Si trattava di descrivere un fatto realmente accaduto, forse a Vienna o forse a Trieste, e solo per evitare riferimenti precisi, nella finzione, le protagoniste sono due sorelle ferraresi, abitanti a Napoli.
Si sarebbe portati a pensare a quella letteratura libertina, tipicamente settecentesca, a "Moll Flanders" o "Tom Jones", agli scritti del marchese De Sade. Mozart, allevato severamente dal padre Leopold nella bigotta Salisburgo dominata dal principe-vescovo, era tuttavia certamente un uomo che amava la vita e le donne.
L'elemento erotico può ben essere un tratto comune della trilogia. In «Così fan tutte» aleggia lo scetticismo rispetto alla possibilità di un amore ideale, eterno e fedele: la sensualità in un solo giorno vince ogni vincolo. Questa vena amara che filtra attraverso il buffo, questo tono elegiaco, quasi da opera seria, è premessa di un'altra peculiarità: la presenza di un numero inusitato di pezzi d'assieme.
A tratti Mozart sembra voler trattar le voci quasi in stile cameristico. Dopo la prima esecuzione del 1790, le repliche furono solo cinque, interrotte dalla morte dell'imperatore Giuseppe II.
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