Crisi Agricola Berica tre potenziali acquirenti per la storica azienda

MONSELICE. Un fulmine a ciel sereno per tutti i dipenditi dell’azienda Berica è arrivato a metà marzo. Nessuno si sarebbe aspettato di sentirsi dire che l’azienda versa in gravi difficoltà economiche. La notizia è giusta inaspettatamente dal sindaco Lunghi durante il consiglio comunale di mercoledì in cui il primo cittadino si metteva in prima linea per organizzare tavoli di trattativa per salvaguardare il lavoro dei numerosi dipendenti.

L’agricola Berica, fondata nel 1974, è sempre stata un punto di riferimento nel panorama agricolo della Bassa Padovana. Al suo interno sono impiegati 350 dipendenti, quasi tutte donne, che però da febbraio non ricevono più lo stipendio e si sono visti congelare anche le ferie non godute, così come il premo di produzione, ibernato da ben cinque anni.

Il 14 marzo infatti la ditta ha presentato domanda di concordato di continuità per problemi economici ed i lavoratori si sono visti mettere in discussione il proprio posto di lavoro. Le difficoltà in cui versa l’azienda però non sono dovute a quanto pare ad un calo del lavoro e della produzione, dato che i dipendenti svolgono quasi tutte le settimane ore di straordinario.

Si tratta quindi di un’azienda attiva e produttiva e la causa del fallimento potrebbe essere rintracciata in prestiti ed accordi con le banche che Berica non riesce a far rientrare. Ma forse per i dipendenti non è tutto perduto: sembra che la storica azienda monselicense faccia gola ad altre grandi imprese del settore della Bassa Padovana come Amadori, Aia e Veronesi che potrebbero avere interesse ad acquisirla. Forse stanno attendendo che l’azienda, attraverso il concordato, si ripulisca dai debiti più pesanti prima di procedere all’acquisto? Intanto mercoledì i sindacati hanno avuto un incontro con i dipendenti in cui hanno tracciato le prospettive future e sottolineato il fatto che il livello di produzione si deve mantenere negli standard per non rischiare di dover chiudere l’azienda in anticipo. —

Giada Zandonà

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