Crisi Coge Mantovani «C’è un disegno per far morire l’azienda»

PADOVA. «Coge Mantovani ha compromesso i contratti aggiudicati e sta procedendo con un graduale ed inesorabile depauperamento del ramo d’azienda». A dirlo sono i lavoratori che ieri in assemblea hanno redatto una lunga lettera inviata al Procuratore della Repubblica di Padova, ai Commissari concorsuali, al Consorzio Venezia Nuova e a tutti gli enti, le organizzazioni e le aziende interessate alla vicenda.
Undici pagine di accuse pesanti e circostanziate che vanno dall’inconsistenza finanziaria (i dipendenti ricordano come l’aumento del capitale sociale deliberato per un totale di 5 milioni di euro sia stato versato solo per 1,18 milioni di euro), all’incapacità manageriale, dai gravi ritardi nell’ottenimento delle certificazioni necessarie fino al mancato pagamento dei fornitori e dei dipendenti stessi.
Ma un j’accuse i dipendenti lo rivolgono pure alla famiglia Chiarotto, titolare tramite Serenissima Holding di quella Ing Mantovani Spa che era stata per decenni una punta di diamante del settore delle costruzioni made in Italy nel mondo. «C’è da domandarsi» scrivono «perché Ing. E. Mantovani Spa non abbia fin da subito attuato le più basilari e scontate verifiche sui soggetti che si apprestavano a ottenere l’affitto del ramo d’azienda e comunque perché non sia intervenuta prima del concordato ad annullare quello che di fatto è il continuo depauperamento dei potenziali proventi economici rimasti. Quale strategie si celano dietro questa operazione? La Coge, con il suo “qualificato” management, era l’unico soggetto imprenditoriale che si è fatto avanti per l’acquisto (o l’affitto) del ramo d’azienda dell’impresa Mantovani o vi erano altre possibilità? A pensar male, tutta l’operazione sembrerebbe essere stata architettata per “liberarsi” anche degli ultimi 116 lavoratori, che avevano superato lo scorso anno il già citato taglio del personale. Un’operazione a cui sarebbero stati chiamati alcuni soggetti che lentamente stanno facendo morire di inedia l’azienda».
E mentre si susseguono le voci relative a interessamenti arrivati ai commissari da parte di altre società per i pezzi di Coge Mantovani, sono i sindacati a porre l’accento su di un modello di concordato che si è rivelato inadeguato alla gestione di questa vicenda. «La missiva dei lavoratori descrive una situazione grave» dichiarano Dario Verdicchio, Sergio Roman e Gino Gregnanin, segretari di Fillea Cgil, Femca Cisl e Feneal Uil di Padova. «Una situazione che mette in risalto quanto inadeguata sia la normativa relativa alle procedure concorsuali, volta nell’intento del legislatore, a favorire il mantenimento dei livelli occupazionali e a preservare l’impresa come bene sociale».
Per scongiurare il rischio concreto di fallimento (un’udienza per l’istanza di fallimento di Coge Mantovani depositata a suo tempo da una ventina di lavoratori, è prevista per il prossimo 23 maggio presso il Tribunale di Padova) l’azienda annunciava già nei giorni scorsi per questi giorni la presentazione di un nuovo socio i cui capitali dovrebbero saldare i debiti della società. —
R.S.
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