Css, il Pd accusa l’assessore Bedin

MONSELICE. Il comportamento dell’assessore comunale all’Ambiente Giorgia Bedin nella vicenda Css, sia durante la valutazione municipale della richiesta di bruciare il Css nel forno della cementeria, sia nella riunione provinciale che ha dato via libera, continua a far discutere. Il Pd di Monselice ha preso una posizione di totale opposizione, confermata anche durante la manifestazione di sabato. Per quanto riguarda l’appartenenza politica della commissione che ha concesso alla Cementeria l’autorizzazione a sostituire parzialmente il combustibile fossile con un prodotto derivato dalla lavorazione dei rifiuti (Css), il Pd specifica che porterà avanti la sua posizione in ogni sede (il presidente della commissione, Bui è di centrosinistra). «L’assessore all’Ambiente non ci rappresenta più», dice il Pd, «perché non ha sollevato in sede di Ctpa la questione della sostanzialità della modifica richiesta dalla Cementizillo nonostante fosse stato chiesto con una mozione». L’assessore Bedin fa presente che la mozione era stata respinta dal Consiglio e sostiene di aver svolto correttamente il mandato, chiedendo il rinvio. Ma i consiglieri dell’opposizione contestano alla Bedin il mancato impegno a non derogare sulla richiesta dell’aumento del Cot. «La Cementeria», spiegano, «aveva formalmente richiesto una deroga al limite di legge di 10/mg di carbonio organico totale (Cot) portandolo a 50/mg. Se questo valore fosse stato mantenuto nei limiti stabiliti, l’attività della Cementeria si sarebbe bloccata poiché l’impianto sfora sistematicamente questo limite». L’assessore nega di aver preso impegni. «Ho solo detto che anche il consulente del Comune aveva indicato 10 come limite per il Cot, specificando che si trattava di un limite derogabile e che in Ctpa avrei chiesto in merito. Le affermazioni, per cui a causa dei Cot la Cementeria inquinerebbe di più, sono errate visto che il limite è stato abbassato a 45». Il Pd sottolinea che era proprio la Ctpa a doversi esprimere sulla modifica sostanziale. La Bedin puntualizza: «Se si legge il verbale c’è scritto più volte che si tratta di una presa d’atto. Si è discusso di questo non perché fosse oggetto di delibera ma solo perché, avendo chiesto di concedere un rinvio, si doveva valutare se era possibile».
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