Cure palliative, cresce il servizio

Due hospice, prestazioni domiciliari e supporto psicologico

CITTADELLA. Trecentocinquanta pazienti presi in carico ogni anno dal servizio di cure palliative dell’Uls 15. Esiste il diritto a una buona vita e anche a una buona morte: questo il senso dell’assistenza per favorire l’accompagnamento di fine vita dei malati terminali all’interno della propria famiglia. Nei primi sei mesi di quest’anno dei 171 decessi, 86 sono avvenuti a casa, 64 in hospice e solo 21 in ospedale. In questi giorni ha preso incarico al servizio delle cure palliative il dottor Giuseppe Micheletto, proveniente dall'Uls 13 di Mirano, «dove ha fatto una ultradecennale esperienza nella terapia del dolore», spiega il direttore generale dell’Uls 15 Francesco Benazzi. «In quell’azienda ha iniziato la sua professione come anestesista rianimatore, per poi passare ad interessarsi del palliativismo, tanto da far parte dello specifico consiglio regionale di cui è responsabile scientifico e referente per l’attività di formazione».

Lo specialista andrà a prendere il posto di Domenico Billeci, che ritorna all’Uls 9 dopo aver fatto decollare il servizio. Il professionista veneziano si aggiunge a Federica Vian e a Daniela Rinaldi; il nucleo medico delle cure palliative dell’Alta si avvale anche di quattro medici di medicina generale che supportano come tutor gli altri medici di base. «Un contributo irrinunciabile è dato dal personale del comparto, otto infermieri dedicati, i quali, assieme ai colleghi dell’assistenza domiciliare, circa 40, si turnano per garantire prestazioni 24 ore al giorno», precisa il manager. «È assicurato un supporto psicologico mediante contatto telefonico, o accesso domiciliare, o attraverso un colloquio post-mortem con i parenti, al fine dell’elaborazione del lutto. L’Uls 15 è dotata pure di due “hospice”, al “Bonora” a Camposampiero e al Centro servizi di Cittadella, con sei posti letto ciascuno, dove i pazienti sono accuditi da operatori e familiari».

Silvia Bergamin

Argomenti:sanità

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