«Curreri mi ha rovinato e l’ho ucciso»

La confessione di Mauro Pastorello al pm di Milano che l’ha interrogato: l’attore voleva i suoi 40 mila euro dal regista
Coltro Interpress Venezia, 18.07.2007.- Burano, Piazza Galluppi, si inizia a girare il film "settanta"Nella foto il regista di Marco Curreri.-
Coltro Interpress Venezia, 18.07.2007.- Burano, Piazza Galluppi, si inizia a girare il film "settanta"Nella foto il regista di Marco Curreri.-

di Cristina Genesin

«Mi ha rovinato... E l’ho ucciso». È stata una confessione piena e spontanea quella che nella serata di venerdì, per cinque ore, il maggiore (in congedo) Mauro Pastorello, 53 anni, residente in via Pastro 2 a Padova, ha fatto al pm milanese Paola Biondolillo. Cinque ore per raccontare l’assassinio del regista torinese Mauro Curreri, 39 anni, alle spalle qualche brutta pellicola e una lunga scia di debiti. «Mi ha rovinato e l’ho giustiziato» ha continuato a ripetere Pastorello, una carriera da promotore finanziario mai decollata e un lavoro di prestatore d’opera in crisi. Nella sua vita di sicuro c’era la passione per tutto quello che è militare. E il sogno di valorizzarlo grazie al cinema di Curreri, incontrato quando il regista si era messo in testa di girare un film sull’abbattimento dell’elicottero italiano in missione di pace sui Balcani, avvenuto il 7 gennaio 1992 da parte dei Mig dell’aeronautica militare serba. Presentato alla Mostra del cinema di Venezia nel 2006, il film “Gli eroi di Podrute” fu un flop. Con il materiale raccolto Pastorello pubblicò un libro, anche sperando di rientrare dei soldi per la consulenza prestata e non solo. Con 40 mila euro dei suoi risparmi personali, lui finanziò quel lavoro. Soldi persi. Tante le scuse accampate dal regista per non restituire la somma, ma negli ultimi mesi quel credito da riscuotere era diventato un rovello per Pastorello: da una parte era preoccupato per la situazione finanziaria di casa, dall’altra sapeva che il film qualche risultato economico l’aveva prodotto. Nell’aprile scorso “Gli eroi di Podrute” era stato trasmesso da Raimovie e ogni passaggio televisivo viene pagato. Eppure nelle sue tasche non era arrivato nulla. Da qui il rancore e la rabbia sfociati, forse, in un’ossessione. Così venerdì scorso affronta il regista negli studi di posa di via Watt a Milano. E si presenta in divisa da maggiore. Quella divisa che la moglie gli aveva infilato in valigia prima della partenza per Milano, avvenuta mercoledì mattina con l’auto di alcuni ex ufficiali dell’Unuci padovana (Associazione nazionale ufficiali in congedo d’Italia) insieme ai quali si era recato nel capoluogo lombardo per un corso in tema di sicurezza. Corso che avrebbe completato la settimana successiva: non a caso aveva già prenotato e pagato l’albergo. Venerdì non rientra in città con i colleghi e va all’appuntamento con il regista per parlare del nuovo film in programma su Francesco Baracca, di cui è consulente. E dei soldi che aspetta. Tra i due poche parole, poi Pastorello estrae la calibro 6,35 (un esemplare della Seconda guerra mondiale) e spara quattro volte: due colpi uccidono Curreri. Il maggiore chiama i carabinieri ma quando arrivano due pattuglie dovranno usare la forza per immobilizzarlo. Lo calma l’intervento del colonnello Lorenzo Falferi, comandante del reparto operativo: del resto lui stesso aveva detto che poteva arrestarlo solo un ufficiale di grado superiore.

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