Da comunista a sindaco-sceriffo I settant’anni di Flavio Zanonato

il ritratto
Ministro, sindaco, europarlamentare. Di certo uno dei politici che ha maggiormente lasciato il segno a Padova. Flavio Zanonato festeggerà oggi in gita in barca con la famiglia (la moglie Lella, il figlio Alessandro e le adorate nipotine) il settantesimo compleanno.
Un padovano doc. Con i genitori e i fratelli è nato e cresciuto nel quartiere Palestro, e si è diplomato all’istituto tecnico Marconi. Ha la politica nel sangue fin da studente all’interno dei movimenti dell’epoca, prima di militare nel Pci di cui diventa dirigente della Federazione fino ad approdare alla direzione nazionale con l’incarico di seguire il settore immigrazione. Leader della Quercia cittadina, aderisce all’Ulivo di Prodi e al Partito democratico, da cui di discosta in polemica con Renzi, aderisce a Mdp-Articolo 1 seguendo il grande amico Pierluigi Bersani.
Ma Flavio Zanonato per Padova è sinonimo di palazzo Moroni. Eletto consigliere comunale nelle liste del Pci-Pds, diventa prima vicesindaco di Paolo Giaretta e poi sindaco alla guida di ben quattro amministrazioni comunali: dal 6 giugno 1993 fino al 27 giugno 1999 e poi dal 13 giugno 2004 fino al 27 aprile 2013, quando viene nominato ministro dello Sviluppo economico nel governo di Enrico Letta giurando al Quirinale davanti all’allora presidente Giorgio Napolitano.
Da sindaco «comunista borghese», come l’ha definito Alessandro Naccarato nel suo libro “Storia del Pci di Padova dal1921 al 1991”, è poi stato definito “sindaco sceriffo” per i suoi provvedimenti anti-degrado. Dal carattere a volte ruvido, grande amante della montagna, Zanonato è il “padre” di buona parte degli esponenti politici di oggi che si sono formati in via Beato Pellegrino. —
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