Dai furti e lo spaccio al contrabbando

L’attività criminale del “Bicicletta” era legata alla Sacra Corona Unita
Aveva murato nelle pareti di casa un tesoro, messo insieme prestando denaro a usura: cinque milioni di euro in banconote da 500, che ieri mattina sono state ritrovate e sequestrate dagli uomini della Dia. I soldi erano nella disponibilita' del vecchio boss Mario Potenza, 83 anni, passato nel corso dei decenni dal contrabbando di sigarette all'usura. ANSA/D.I.A. NAPOLI +++EDITORIAL USE ONLY - NO SALES+++
Aveva murato nelle pareti di casa un tesoro, messo insieme prestando denaro a usura: cinque milioni di euro in banconote da 500, che ieri mattina sono state ritrovate e sequestrate dagli uomini della Dia. I soldi erano nella disponibilita' del vecchio boss Mario Potenza, 83 anni, passato nel corso dei decenni dal contrabbando di sigarette all'usura. ANSA/D.I.A. NAPOLI +++EDITORIAL USE ONLY - NO SALES+++
Risale al 23 marzo 1973 l’esordio di Giuseppe D’Onofrio nel mondo della criminalità. In quella data si rende responsabile di un furto aggravato per il quale viene condannato in concorso con altri. Ma viene sanzionato anche per violazione delle norme sulla circolazione stradale, per emissione di assegni a vuoto e durante il servizio militare viene condannato per disobbedienza e percosse (è il 1975). Sempre in quegli anni è coinvolto nello spaccio di sostanze stupefacenti. Trascorre in carcere diversi periodi tra il 1984 e il 1994, poi ancora tra il 1995 e il 1997 quando arriva a Padova, prima residenza a Noventa. Tra il 94 e il 95 viene assunto da un cugino percependo redditi modesti. La Dia di Roma rileva come “quel lavoro fosse da considerarsi un mero espediente per far ottenere a D’Onofrio benefici carcerari”.


Tra il 95 e il 97, godendo della semilibertà, D’Onofrio torna a lavorare per il cugino fino a quando viene assunto dalla Avenue sas fino al 2001 come fattorino e nella società I Trulli srl come commesso. «Il D’Onofrio» scrivono i giudici di Brindisi, «di fatto non esercitava alcuna attività concreta per la Avenue». La sua presenza nelle ore lavorative è stata sempre rilevata nel negozio sotto il Salone.


L’attività criminale principale a cui si è dedicato D’Onofrio è quella del contrabbando di sigarette, reato per il quale viene condannato nel 2001 dalla Corte d’Assise d’Appello di Lecce. Nel 2003 ottiene la semilibertà. Dalla sentenza del 2001 si evince “come D’Onofrio gestisse in modo sistematico e imprenditoriale, operando quasi in regime di monopolio, un’attività di contrabbando di enormi quantitativi di tabacchi
.
«Nel fare ciò, nel ruolo di armatore, si avvaleva di scafisti da lui diretti e intratteneva rapporti con i produttori stranieri avvalendosi di poderosi mezzi materiali e di un rilevante complesso di uomini votati all’esercizio professionale dell’attività contrabbandiera». Nella sentenza il giudice d’Appello critica il primo giudice “per aver escluso la partecipazione di D’Onofrio nell’ambito della Sacra Corona Unita” dove era conosciuto con i nomignoli di “Pedale” e “Bicicletta”.


Nel 2005 il Tribunale di Brindisi rigetta la proposta con cui la Dia di Roma chiede l’applicazione nei confronti di D’Onofrio della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno e la confisca di alcuni beni, tra cui anche la barchessa e le quote societarie dei Trulli.
(e.l.)


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