Dal Po l’invasione dei lipoveni
È diventata una vera e propria piaga sul grande fiume Po, la pesca di frodo con le reti da parte dei pescatori professionisti lipoveni si sta allargando anche ai canali padovani, mettendo a serio rischio il già precario ecosistema dei nostri corsi d’acqua. Il fenomeno è balzato in tutta la sua criticità agli onori delle cronache alcuni mesi fa, grazie ad un servizio del Tg satirico di Canale 5 “Striscia la Notizia”. Nel suo reportage Edoardo Stoppa ha messo in evidenza come questa attività di bracconaggio avvenga senza alcuna preoccupazione per l’impatto che provoca sulla fauna ittica, impoverendola in maniera quasi irreversibile. Un altro aspetto non meno importante messo in risalto dal servizio riguardava la destinazione del pescato. Come denunciato dai pescatori padovani, i lipoveni arrivano sul posto dei prelevamenti a bordo di capienti furgoni, talvolta muniti del necessario per lavorare sul posto il pesce. Le condizioni igieniche quasi sempre sono molto precarie, soprattutto nel periodo estivo. In Polesine per cercare di arginare il fenomeno si è tentata la strada del dialogo. Si è stretto una sorta di gemellaggio tra i due delta, quello del Po e quello del Danubio, con lo scopo di avvivare ad un interscambio di tipo culturale. È stata data la possibilità ai pescatori del comprensorio di Tulcea di ottenere con relativa facilità una regolare licenza di pesca professionale dalla Provincia di Rovigo, regolarizzando di fatto alla Foce del Po un’attività bandita nel Delta del Danubio. L’esito però non è stato quello che tutti si auguravano. È successo infatti che il delta polesano si è impoverito della fauna ittica e tra i pescatori sportivi locali è sorto un conflitto etnico che con il tempo si sta inasprendo e che rischia di sfociare nell’odio razziale. (g.b.)
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