Delitto Piombo, una rapina finita male

Una rapina finita in tragedia. Sarebbe questa l’ipotesi che sta prendendo forma per spiegare la morte di Antonio Piombo, il sessantunenne che da trent’anni lavorava come cameriere alla stazione ferroviaria di Padova. L’uomo è stato trovato morto nell’area golenale di Canaro, nel Rodigino, il 27 maggio, il giorno dopo che era uscito di casa, a Lama Polesine, e non aveva più fatto ritorno.
Ieri il maresciallo dei carabinieri Salvatore Ciammaichella, 45 anni, originario di Roma, arrestato con la compagna Monia Desole, 41, è stato interrogato nel carcere di Rovigo dove è detenuto. In congedo per malattia da un anno - sarebbe dovuto rientrare al lavoro il 16 giugno, Ciammaichella è stato sospeso dal servizio subito dopo l’arresto. Dal poco che è trapelato dei contenuti dell’interrogatorio di ieri mattina, pare che l’uccisione del cameriere sia avvenuta nel corso di una rapina che il militare e la compagna volevano compiere ai suoi danni. Ciammaichella si troverebbe in una difficile situazione economica, con due figlie e l’ex moglie da mantenere, l’attuale compagna senza lavoro e una serie di debiti da saldare. Una situazione pesante che li avrebbe indotti a ritenere quella delle rapine l’unica via per fare soldi. Tanti e in fretta. Qualcosa però è andato storto. Piombo deve aver reagito all’aggressione sull’argine del Po, in una zona nota per gli incontri sessuali. È stato freddato con due colpi, al torace e alla testa. Il maresciallo è stato interrogato dal gip del tribunale di Rovigo Alessandra Martinelli. Oggi toccherà a Monia Desole, che si trova nel carcere di Montorio Veronese e sarà portata a Rovigo. I due, subito dopo l’arresto, avvenuto sabato scorso in centro a Canaro, sempre nel Rodigino, avevano fornito una ricostruzione diversa dei fatti. In particolare avrebbero riferito che mentre erano appartati sull’argine, Piombo li avrebbe interrotti e molestati. Ne sarebbe nata una lite poi degenerata nel delitto.
Inequivocabili, per ora, rimangono gli indizi a carico della coppia. A Ciammaichella i colleghi sono arrivati dopo pazienti indagini scientifiche, sull’auto della vittima ritrovata a 15 chilometri dal luogo del delitto, sulle tracce telefoniche e le celle innescate dal cellulare e soprattutto sulla pistola “privata” del maresciallo, una Mauser calibro 7.65, trovata in casa sua a Frassinelle. Potrebbe essere l’arma del delitto. E la “fame” di soldi avrebbe tradito la coppia: Desole, infatti, i giorni seguenti all’omicidio, avrebbe fatto due prelievi con il bancomat di Piombo, a Bologna e a Finale Emilia.
Un delitto che sembra scaturito da una reazione inattesa da parte della vittima designata della rapina, una serie di “leggerezze” ed errori commessi da Ciammaichella e la compagna che hanno portato al loro arresto. A nulla sono valse, al maresciallo, le tre lauree che vanta, in Scienze politiche, Giurisprudenza e Criminologia.
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