«Detenuti di Chicago, farete con me i panettoni Giotto»

Lo chef Bruno Abate al Due Palazzi per uno storico accordo con la coooperativa Giotto. «Esperienza padovana fantastica, l’America impari da voi»

PADOVA. Bruno Abate è un italiano che ha fatto fortuna negli Stati Uniti. 59 anni, nato a Napoli e vissuto a Milano dove ha avviato una società di importazione di generi alimentari, ha scelto negli anni Novanta di trasferirsi a Chicago dove ha aperto negli anni tre ristoranti di successo, frequentati da vip del cinema e dello sport. Ieri era a Padova per una visita a Giotto. No, non la Cappella degli Scrovegni, ma la cooperativa Giotto che lavora con i detenuti nel carcere Due Palazzi e produce i panettoni «più buoni del mondo» dice Abate.

Come è venuto a conoscenza del lavoro nel carcere padovano?

«Quattro anni fa sono tornato in Italia a trovare mia figlia. Lei mi ha raccontato di un’amica che aveva il padre in prigione ma stava bene perchè lo facevano lavorare, guadagnava anche dei soldi, aveva imparato un mestiere ed era sereno. E viveva proprio nel carcere di Padova. Questa cosa mi ha colpito profondamente».

Negli istituti di pena americani non si lavora?

«Non così. Faccio da tempo del volontariato nel carcere di Chicago, insegno ai giovani detenuti elementi di cucina. Gli americani non sanno cos’è il basilico, tanto per dire. Produrre delle cose buone, come i panettoni, sarebbe fantastico».

Realizzabile?

«Sì, ne ho parlato con lo sceriffo di Chicago, stiamo trovando lo spazio nel carcere per fare qualcosa di simile a Padova che considero all’avanguardia mondiale».

L’idea è di produrre panettoni con i detenuti americani?

«Esattamente. Il panettone piace sempre di più agli americani. Vorrei che i pasticceri della Giotto venissero a Chicago per istruire i detenuti americani, che poi io vorrei guidare nella produzione di dolci».

I suoi ristoranti americani sono frequentati da molti vip: potrebbero aiutarla a promuovere questo progetto?

«Nel mio “Follia” ho al tavolo Mariah Carey, Johnny Depp, Morgan Freeman e sono amico di Clint Eastwood con cui gioco a golf. A tutti parlo sempre del mio desiderio di dare una chance alle persone detenute. Penso soprattutto ai ragazzi».

Lei ha a che fare con molti giovani detenuti?

«Negli Usa ci sono 2.800 bambini di età inferiore ai 14 anni che sono condannati all’ergastolo: moriranno in carcere. Una cosa per me sconvolgente. Mi chiedo: cosa posso fare per questi ragazzi? Giotto è una grande lezione al mondo».

Lei ha incontrato il presidente della Giotto, Nicola Boscoletto, in questi giorni padovani. Come collaborerete?

«Boscoletto ha grande capacità, è un uomo pronto a superare qualsiasi difficoltà per raggiungere un obiettivo in cui crede. Proprio come me. Ho visto nel carcere Due Palazzi dei grandi professionisti che muovevano le mani sulla pasta come se stessero suonando un violino. Voglio tornare a Padova per lavorare qualche giorno con questi detenuti, gliel’ho promesso quando li ho incontrati. Boscoletto invece verrà a Chicago, insieme troveremo il modo per portare anche nel grande carcere americano il progetto del panettone».

Si chiamerà Giotto anche il panettone di Chicago?

«Mi pare un nome bellissimo: c’è dentro tutto, amore, storia, arte e Italia».

Agli americani piacerà?

«Ne sono certo. Gli americani adorano le buone cose italiane. A proposito, lo sa che adesso hanno scoperto lo spritz? Non è padovano pure quello?».

 

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