Direttore Veneto Banca a processo per truffa «Il cliente era informato»

conselve. «Quel 23 gennaio 2013 ero in banca e ho sentito che il direttore cercava di limitare l’investimento del cliente. Ho ricordi chiari di quel giorno visto è stato per me particolare, il direttore mi aveva comunicato la concessione di un finanziamento di 500 mila euro per la ditta per la quale lavoravo, inoltre conoscevo il cliente in questione». È la testimonianza del consulente Fabrizio Baroni, che ieri ha deposto in tribunale nel processo che vede imputato Ermanno Avezzù, 41enne rodigino di Lendinara, all’epoca dei fatti direttore della filiale di Conselve di Veneto Banca.
Ieri sono sfilato i testi della difesa e Baroni ha riferito che era stato fatto accomodare nell’ufficio del direttore, ma visto che la banca era molto piccola e lui era in attesa, non aveva potuto non sentire questa conversazione fatta a un paio di metri di distanza, che gli era rimasta impressa visto che si trattava di un investimento molto alto, e peraltro conosceva l’investitore.
Poi è stata ascoltata un’impiegata della banca che ha riferito in aula di aver ricevuto la telefonata di una collega che aveva detto di aver curato lei l’investimento alla parte offesa.
Avezzù è accusato di truffa e falso in scrittura privata. È infatti il 23 gennaio 2013 quando un cliente monselicense (ieri rappresentato in aula dall’avvocato Cristina Miola) accetta di investire 500 mila euro nell’acquisto di un prodotto finanziario denominato “Veneto Banca 5% 2013-2017 convertibile con facoltà di rimborso in azioni”. Un prestito obbligazionario: il risparmiatore presta soldi alla banca attraverso l’acquisto di una tipologia di titoli che dovrebbero fruttare un buon rendimento. Passa il tempo e di quei soldi investiti non rimane nulla, o quasi. Spariti. Inoltre non riconosce la sua firma in calce all’investimento nella sezione che indica che l’operazione è a rischio. Si torna in aula il 18 settembre prossimo alle 14 per la discussione. Si tratta di uno dei primi processi in Italia nei confronti di un direttore di filiale dell’istituto in liquidazione coatta amministrativa per quanto riguarda la parte “marcia (bad bank) mentre la parte “attiva” è stata ceduta a Intesa San Paolo. —
C.BEL.
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