Diventato virale nel web il discorso al Bo dello studente Rosada

MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - INAUGURAZIONE ANNO ACCADEMICO. ALBERTO ROSADA
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - INAUGURAZIONE ANNO ACCADEMICO. ALBERTO ROSADA

Ha fatto letteralmente il giro del web il video di Alberto Rosada, presidente del Consiglio degli Studenti del Bo, che in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico ha ricordato la storia del giovane Prince Jerry. «Sapete qual è la differenza tra me e Prince Jerry?» chiedeva Rosada dallo scranno più alto del Bo. «Io sono vivo, lui è morto. Io potrò andare in Erasmus. Lui, già laureato, per cercare un futuro migliore, è dovuto passare attraverso l’inferno libico e il Mediterraneo». Le parole delle studente, dopo aver incontrato le critiche del leghista Roberto Marcato, hanno riscosso un incredibile successo in rete, con centinaia di condivisioni. «Ringrazio tutte e tutti per il sostegno e l'affetto» ha scritto Rosada ieri, in una nota «mi sento quasi in imbarazzo. Mi riempie di speranza vedere che tanti si sono fermati a riflettere davanti alla storia di un 25enne. Una sola storia, sì, è vero, ma è un simbolo chiaro dell'ingiustizia e delle disuguaglianze nel mondo».

Lo studente, poi, ha nuovamente ricordato le difficoltà contro cui combatte anche la sua generazione, per quanto “privilegiata”: «siamo i dimenticati cronici da tutti i governi» dice Rosada «siamo i cosiddetti fannulloni, i pigri, gli sdraiati, quelli che devono solo laurearsi e “inventarsi un lavoro” il prima possibile. Abbiamo subito e continuiamo a subire tagli, risparmi e “accantonamenti” da governi che pensano ad istruzione, università e ricerca solo come una cassa». «Dopo questi giorni, strani e un po’ frenetici» conclude infine lo studente «tornerò alla quotidianità. E nonostante frequenti l’università a Padova, un ateneo “di serie A”, anch’io tornerò a confrontarmi con una presente ed un futuro ostili. A maggior ragione perché studio discipline umanistiche e mi dovrò confrontare con chi, incapace di andar oltre il guadagno immediato, disprezza la storia e la cultura. Ma se c’è una cosa che voglio che rimanga da questo discorso è la voglia, che mi accomuna a tanti miei coetanei, di resistere e di lavorare per cambiare tutto questo». —

S.Q.

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