Dolce & Gabbana chiude la boutique di via San Fermo

PADOVA. Dolce & Gabbana lascia Padova con la sua boutique in via San Fermo, pur avendo investito un anno fa a Sarmeola su una ex fabbrica del gruppo Zegna da centinaia di addetti.
Dopo gli annunci di chiusura di negozi storici padovani, l’abbandono di intere zone a vocazione commerciale quali la Galleria Borromeo e via Belzoni, cerniera tra il centro e la zona universitaria, anche le griffe globali non ritengono più appetibile la città?
Patrizio Bertin, presidente dell’Ascom, pur non negando le criticità del momento, è tutt’altro che disposto a gettare la spugna: «Non mi allarmerei troppo per i brand mondiali, che aprendo negozi spesso a titolo d’immagine – qui in Veneto in più città- ogni tanto tolgono qualche bandierina. Stiamo vivendo una Terza Guerra Mondiale, la gente è attenta nello spendere. Mi muore il cuore che scompaiano i marchi tipici padovani, che con la loro qualità hanno scritto la storia del commercio patavino. Come Ascom pensiamo vi siano in giro troppi prodotti contraffatti, dobbiamo mantenere un controllo rigoroso sul Centro Ingrosso Cina. Senza dimenticare la cintura mostruosa di centri commerciali costruiti per pura speculazione immobiliare. Non essendo Padova cresciuta a livello demografico, la stessa torta va divisa in parti sempre più numerose. Noi puntiamo molto sul turismo: la città possiede eccellenze artistiche che vanno oltre quelle conosciute a livello di massa, perciò il turista deve essere invogliato a trascorrere più tempo a Padova dedicandosi anche allo shopping. Stiamo lavorando a questo scopo con l’Università e ci sarà un annuncio in tal senso al Festival dell’Innovazione. Non da ultimo, come padovani non dobbiamo sempre piangerci addosso ma mostrare il nostro volto migliore».
Gli fa eco Ilaria Macola, che con i due punti vendita Makola, in via San Fermo a Padova e a Cortina, ha una grande esperienza di problemi del commercio. «Come un po’ dappertutto, anche Padova ha perduto la sua vocazione all’eleganza. Non so quanto abbiano pesato su Dolce & Gabbana le tre rapine subite pochi anni fa, di cui una in pieno giorno. È necessario comunque investire in cultura, preparazione, eccellenza. Due decenni fa Bolzano era una città tagliata fuori da tutto, dal Brennero i tedeschi puntavano dritti in autostrada alla tradizionale mèta del lago di Garda. È stato allora chiamato un city manager, che ha studiato un piano globale di ristrutturazione cittadina da realizzare passo dopo passo: dai cartelloni, che a partire dal Brennero invogliavano i turisti a fermarsi in città, ai parcheggi, alla viabilità, al verde pubblico, alla vocazione da affidare ad ogni via significativa della città, (moda, libri, fiori, ristoranti) che nel tempo ne hanno cambiato il volto. Anche Padova ha un estremo bisogno di riprogettarsi e la parola d’ordine è: guardare il bicchiere mezzo pieno. Per arrivare a riempirne il vuoto tramite un piano rigoroso, sinergia tra istituzioni pubbliche e private e un contagioso ottimismo».
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