Don Cesare, il parroco di Tavullia: «Vale a Sepang? Lo assolvo, è stato provocato»

Non è mai stato un mistero: quando vince Valentino Rossi a Tavullia suonano le campane. A introdurre la tradizione è stato don Cesare Stefani, dal 20 ottobre del 1963 parroco della cittadina a cavallo fra la provincia di Pesaro Urbino e il cuore della Romagna. E, soprattutto, grandissimo tifoso del Dottore. «Ma certo che lo assolvo per quello che è successo a Sepang – avverte subito –: è stato provocato!».
Alla fine dello scorso secolo, a forza di festeggiare i continui trionfi di Valentino nelle classi 125 e 250, si era addirittura lesionato il campanile, che era stato rimesso a nuovo anche grazie a un contributo straordinario di cinque milioni (di lire, naturalmente, quindi poco più di 2.500 euro…) elargito dal Fans Club del pilota, che già contava migliaia di aderenti e che ora ne ha assai di più.
Penultimo di otto figli, monsignor Stefani è nato il 20 dicembre del 1921 a Candelara, località nei pressi di Pesaro, e ha festeggiato quest’anno il 70esimo anniversario di sacerdozio.
Tra il 1945 e il 1950 era già stato cappellano a Tavullia e vi è rimasto anche dopo il 2010, quando ha passato il testimone di curato a don Giuseppe Signoretti. Conosciuto e amato da tutti, ancora estremamente lucido alle soglie delle 94 primavere (beato lui…), nel 2014 padre Stefani è stato invitato al centesimo compleanno di un concittadino, Fernando Andreatini, e gli ha promesso che ricambierà la gentilezza quando toccherà a lui spegnere cento candeline. Appuntamento al 20 dicembre del 2021, quindi.
Per ingannare l’attesa lo abbiamo interpellato per farci raccontare il Valentino Rossi che ha conosciuto quando era bambino e con il quale c’è tuttora affetto reciproco. Per Vale c’è pure stato qualche strappo alla regola: nessuno si è mai scandalizzato quando la messa veniva leggermente anticipata o posticipata per seguire il campione di Tavullia in tv, un accorgimento che ha conferito al prete-tifoso la simpatica nomea di “don Camillo delle due ruote”.
Monsignore, è preoccupato per Valencia?
«No, perché Valentino saprà mettersi alle spalle l’episodio della Malesia. Il comportamento di Marquez lo hanno visto tutti! Non posso entrare nella testa dei piloti, ma sono convinto che in Spagna tutto tornerà tranquillo. E Valentino saprà benissimo come gestire nel modo migliore qualsiasi tipo di situazione...».
Quando ha conosciuto Valentino?
«L’ho incontrato la prima volta nell’occasione della sua prima comunione, infatti lui non è stato battezzato a Tavullia».
Lo ha visto crescere, è cambiato negli anni? E se sì, come?
«Valentino non è assolutamente cambiato negli anni: il suo spirito è sempre quello! Posso assicurarle che da piccolo con la biciclettina era un campione. E anche dopo essere diventato un campione a tutti gli effetti e apprezzato in tutto il mondo è sempre rimasto la stessa persona».
Quanto la emoziona suonare le campane della Chiesa di San Lorenzo Martire a ogni sua vittoria?
«È stata una trovata nuova per le moto e l’ho proposta con grande entusiasmo, per fare il paio con quello che succede a Maranello quando arriva prima una Ferrari: continuerò ancora a suonare le campane ogni volta che Valentino vincerà».
Lo sente spesso?
«Non ci sentiamo spesso ma lo facciamo nei momenti più emozionanti della sua splendida carriera: siamo sempre rimasti in contatto».
Che gioia le ha dato alla festa dei suoi 90 anni, nel dicembre del 2011? Ci racconta?
«Valentino è venuto personalmente a farmi gli auguri alla bella cerimonia organizzata dalla parrocchia, insieme con il suo Fan Club di Tavullia mi ha anche regalato un grandissimo televisore a colori per potermi gustare meglio le sue prodezze».
C’erano 120 persone, c’era anche l’arcivescovo di Pesaro, monsignor Piero Coccia, mancava solamente la ciliegina sulla torta…
«Valentino è arrivato sul tardi: io speravo molto che venisse e non sono rimasto deluso. E poi tutti i presenti sono stati ancora più felici, con un campione così».
Lei è il suo primo tifoso, ma in un certo senso è stato anche il suo autista.
«Confermo. La confidenza con Valentino è nata quando lo andavo a prendere con la macchina per venire al catechismo, infatti la madre non poteva portarlo perché era impiegata negli uffici comunali».
Qual è il primo aneddoto che le viene in mente pensando a Valentino?
«Mi creda: sono talmente tanti che non riesco a sceglierne uno, ma sono tutti divertenti, come del resto è sempre stato lui».
Qual è il suo segreto, monsignore? È ancora in grandissima forma. Segue sempre tutti i Gran premi?
«Il mio segreto è la regolarità, mangiare, alzarsi e andare a dormire sempre alla stessa ora, cioè presto. Io seguo sempre tutti i Gran premi alla televisione e sono anche andato personalmente al Sachsering, una volta al Mugello, per il Gran premio d’Italia e ultimamente anche a Misano, per quello di San Marino e della Riviera di Rimini: ero il tifoso più anziano del circuito, un bel record!».
Anche una bella differenza con lo stare in poltrona con il telecomando in mano.
Assolutamente sì: sostengo sempre che tra guardare una corsa alla televisione e guardarla nel circuito c’è la stessa differenza che tra mangiare un pollo arrosto e guardare qualcun altro che se lo mangia.
Le moto le sono sempre piaciute: sappiamo che anche lei è stato pilota.
«È vero. Da giovane, quando ero cappellano a Tavullia, dal 1945 al 1950, ho acquistato una 147 Benelli da corsa: la guidavo per andare a celebrare la Santa Messa nella frazione di Pirano, che dista alcuni chilometri dalla parrocchia di San Lorenzo».
Che cosa farà Valentino dopo avere smesso, secondo lei?
«Penso che dopo avere chiuso la sua brillante carriera prenderà moglie».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova