Don Gino, adesso è guerra di consulenze

Per l’accusa la parte lesa è assolutamente credibile, la difesa cercherà di battersi sulle condizioni psicofisiche del ragazzo provando a dimostrare la sua poca attendibilità. Alcune consulenze ci sono ma non sono ancora state assunte dal giudice.
Il processo è quello che vede imputato di violenza sessuale don Gino Temporin, 67 anni, ex rettore del seminario minorile vescovile. Vittima un ragazzo tredicenne che sarebbe stato oggetto di attenzioni sessuali da parte del sacerdote. Il 5 giugno i consulenti tecnici della difesa e della parte civile si confronteranno in contraddittorio.
Dopo l’incontro che lo psichiatra aveva fatto con i genitori del ragazzino, questi si erano convinti a presentare un esposto. La polizia ha effettuato delle indagini, anche con l’ausilio di alcune intercettazioni ambientali nell’ufficio del rettore del seminario e interrogando quasi una trentina di allievi. Tutte le ricerche di trovare conferme a quanto il ragazzino sosteneva non hanno portato a nulla di concreto. Anche la perquisizione dell’abitazione del sacerdote non ha dato nessun esito. Almeno da quanto si sa. Contro don Temporin ci sarebbe solo il racconto del ragazzo: che “macchia” un decennale servizio a favore della chiesa dell’educatore rimato al vertice del seminario per 17 anni. Il processo è iniziato e proseguirà a porte chiuse, come richiesto dal penalista Emanuele Fragasso legale di parte civile.
Coerentemente con la linea scelta, il padre del ragazzino, che oggi ha 22 anni, non ha voluto commentare i fatti che vedono vittima il proprio figlio. La vicenda del processo e delle accuse che il pubblico ministero Maria D’Arpa muove a don Temporin hanno scatenato un vivace dibattito in città con dei punti di domanda sul ruolo degli educatori, soprattutto se si tratta di religiosi. Per la procura il sacerdote ha agito approfittando dello stato di soggezione psicologica della vittima, dovuta al fatto che l’educatore era un suo punto di riferimento. Chiamato a gestire il difficile processo e in seguito ad emettere la sentenza è chiamato il collegio giudicante presieduto da Claudio Marassi con giudici a latere Sara Ballarin e Marina Ventura. I giudici dovranno capire ed accertare se quel mese di permanenza all’interno del seminario, che pare essere emerso sia stato difficile anche per l’ambientazione con i compagni, c’è stata davvero la violenza. Una circostanza data per scontata dal pubblico ministero che parla anche di «altre pratiche sessuali in cui era stato coinvolto il minorenne da altri seminaristi e alle quali non era avezzo».
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