Dramma all'Arcella: fa una puntura in casa muore dopo 48 ore

PADOVA. Uccisa da una fascite necrotizzante dopo 48 ore di agonia. Non c’è stato nulla da fare per Jianfei Miao, 45 anni, residente in via Buonarroti 179 all’Arcella, sposata e madre di due figli. L’altra notte si è spenta in un letto d’ospedale nonostante tutti i tentativi dei medici del policlinico. La donna ha contratto un’infezione dopo essersi fatta una puntura di Voltaren in casa. Il marito ha sporto denuncia ai carabinieri e l’avvocato della famiglia ha inviato una copia dell’esposto in Procura. Per questo ora la salma è a disposizione dell’autorità giudiziaria.
La donna è stata ricoverata nella giornata di mercoledì: febbre alta, sudori freddi, vertigini. Si è sentita male qualche ora dopo essersi fatta una puntura di Voltaren. Quando sia lei che il marito hanno compreso che nessun farmaco attenuava il malessere, hanno deciso di rivolgersi all’ospedale di Padova.
Visti i sintomi i medici hanno compreso subito che si trattava di qualcosa di grave. E dopo qualche accertamento è emersa la diagnosi: fascite necrotizzante. Si tratta di una forma particolare e rara di infezione degli strati profondi della pelle e dei tessuti sottocutanei, che si espande rapidamente attraverso la componente molle del tessuto connettivo che permea il corpo umano (fascia). La malattia, di natura batterica, si sviluppa in modo rapido e aggressivo e, se non viene trattata al più presto, evolve in una lesione cutanea, accompagnata da effetti vistosi quali bolle, vescicole e trombosi capillare, seguiti da necrosi dei tessuti sottocutanei, choc settico e morte.
Dopo circa 48 ore di agonia la quarantacinquenne è morta. Il marito Li Jiansheng, 44 anni, è corso al comando provinciale dei carabinieri per sporgere denuncia. E l’avvocato di famiglia ha deciso di inviarne una copia in Procura. Così è stata attivata la macchina delle verifiche e la salma è stata messa a disposizione dell’autorità giudiziaria. Il marito contesta qualche inadempienza in quelle che sono state le cure dal momento del ricovero in poi. Circostanza ovviamente tutta da chiarire.
La vicenda di Jianfei Miao ricorda il caso di Marta Cimento, la psicologa di 33 anni di Padova uccisa nel gennaio 2008 da una fascite necrotizzante, infezione che non era stata diagnosticata quando la giovane, per ben due volte nell'arco di tre giorni, si rivolse al pronto soccorso. Marta, vice presidente dell'Opera Nomadi di Padova, morì a 31 anni il 5 gennaio 2008. Il 3 gennaio si era rivolta al Pronto soccorso: aveva febbre, diarrea, nausea, un forte dolore alla spalla e una limitata funzionalità al braccio. Venne visitata ma fu rispedita a casa per un supposto «colpo di frusta». All’alba del 5 gennaio tornò in Pronto soccorso a bordo di un'ambulanza: la febbre era salita a 39 gradi, il vomito era inarrestabile e lancinante il dolore a un fianco. Costretta a ore di attesa sulla barella prima di essere sottoposta ad accertamenti specialistici ed esami, fu colpita da una crisi cardiaca nel primo pomeriggio. Qualche ora più tardi la morte. I cinque medici indagati dopo la tragedia sono stati assolti sia in primo grado che in appello: sentenza del 22 settembre scorso.
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