“Duce”, quella scritta va spiegata

L’assessore Zan propone di installare una targa: lo proporrà alla giunta

«La scritta “Duce” lasciata sul muro di Palazzo Dolfin alla Stanga, nonostante sia riconducibile al periodo fascista e possa avere una portata storica, rappresenta il simbolo di una dittatura e della repressione della libertà politiche che hanno visto tanti oppositori subire torture, vessazioni e anche la morte. Ecco perché ritengo opportuno che sia spiegata con l’apposizione di una targa: lo proporrò in giunta e sono convinto che il sindaco Zanonato sarà d’accordo» sottolinea l’assessore comunale all’Ambiente Alessandro Zan. È polemica sulla scritta ”Duce” scoperta con il restauro del palazzo novecentesco sul lato di via Fistomba (realizzato a cura dello studio il Quadrato dell’architetto Carlo Della Mura, del geometra Renzo Mariano Rocco e dell’urbanista Fiorella Peraro). Una scritta che la Soprintendenza ai beni architettonici ha voluto mantenere. Rammenta Zan: «Durante il fascismo molte persone sono andate in carcere e sono state uccise, sopportando persecuzioni politiche e razziali. Quella scritta porta con sé simboli negativi della nostra storia e rischia di essere un’apologia del fascismo». Secondo Zan conservarla e non contestualizzarla, è come mettere una pietra sopra i valori della resistenza e della democrazia per difendere i quali in tanti sono morti. «Si dovrebbe apporre una targa per indicare che si tratta di un annuncio relativo all’arrivo di Mussolini a Padova che ebbe, come conseguenza, la repressione e la limitazione delle libertà di tanti padovani pronti a sacrificare la propria vita a favore di un sogno di libertà comune». Insomma la scritta «va raccontata alle nuove generazioni che devono conoscere quello che è davvero stato il fascismo».

Cristina Genesin

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