Ecco il tesoro di Arzergrande centinaia di monete d’argento risalenti all’epoca romana

Le ha scoperte tre anni fa un pensionato durante una passeggiata Sono state studiate e raccontate in un volume scientifico 

La scoperta

Oltre seicento monete d’argento emerse da un fondo agricolo di Arzergrande: il valore materiale del “tesoretto”, come l’hanno ribattezzato gli archeologi del Bo, è evidente anche ai meno esperti, ma è ben poca cosa rispetto all’inestimabile valore della scoperta, destinata a riscrivere la storia della presenza romana nel Veneto.

A segnalare per primo la presenza delle monete è stato un pensionato del posto: andava tranquillamente a passeggio per i campi, quando – proprio come nelle fiabe – ha intravisto luccicare qualcosa. L’anziano si è fermato e, con encomiabile onestà, ha avvisato e consegnato tutto alla Soprintendenza. La storia risale a circa tre anni fa: è seguito un lungo silenzio, dovuto ad uno studio minuzioso che ha reso possibile l’emergere di una precisa interpretazione sul ritrovamento, che porta con sé novità finora impensabili.

«È la scoperta archeologica più importante del nuovo millennio nel nord Italia» assicura il professor Giulio Carraro, autore del volume “Il tesoro di Arzegrande – Pecunia citissime percurrunt” (la locuzione latina significa, più o meno, che i denari spariscono molto in fretta). «Inizialmente» continua Carraro «si era pensato a un rinvenimento di poco conto: dall’800, infatti, tutta la zona endolagunare restituisce sporadicamente reperti archeologici, e non è raro che, in periodo di aratura, arrivino segnalazioni per ritrovamenti di monetine antiche. Una scoperta così sensazionale, però, non era mai stata fatta. È un vero e proprio tesoro sia di fatto che in senso scientifico, per almeno tre motivi: prima di tutto, nonostante le monete non fossero conservate dentro un’anfora o altro recipiente, si sono conservate in perfetto stato; in secondo luogo, questa conservazione così perfetta ci ha permesso di rintracciarne con un buon grado di approssimazione il proprietario; terzo le monete, che sono di epoca romana a cavallo tra la Repubblica e l’impero, smentiscono molte delle convinzioni sulla presenza romana in Veneto».

Le affascinanti rivelazioni saranno rese note con la presentazione del volume curato dal professor Carraro: l’evento, aperto a tutta la cittadinanza, si svolgerà venerdì 1 febbraio alle 17, al museo Bottacin (Palazzo Zuckermann, corso Garibaldi). L’incontro, a cui sarà presente anche il professor Giovanni Gorini (docente di Numismatica antica all’università di Padova) è organizzato con la Società archeologica veneta e dal Circolo numismatico patavino.

Silvia Quaranta

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