Eleonora Bolla, una padovana sul set di “Romanzo siciliano”

L’attrice, 27 anni, è la coprotagonista della fiction in onda nel 2015 su Canale 5. In teatro è diretta da Gassmann in “Sette minuti”, accanto a Ottavia Piccolo

PADOVA. È il suo momento. In primavera entrerà, bella, brava e tormentata ma tutta azione senza controfigure, nei salotti di qualche milione di italiani, in tuta bianca come biologa di “Romanzo siciliano” su Canale 5, evoluzione dei Ris girata tra Roma e Messina. Il comandante sarà Fabrizio Bentivoglio e l’immancabile attrice a denti stretti Claudia Pandolfi questa volta sarà un magistrato. Dunque, l’ingresso in tivù dalla porta principale dopo tante piccole parti, ma anche teatro, e teatro importante, con “Sette minuti” (regia di Alessandro Gassmann e protagonista Ottavia Piccolo), per Eleonora Bolla, 27 anni, nata a Valdobbiadene e presto trasferita a Padova assieme a mamma Maria Augusta e papà Giorgio, 56 anni, pediatra all’ospedale di Dolo e poeta, con diverse raccolte pubblicate.

Ha fatto il linguistico, Eleonora, poi ha frequentato i tre anni dell’Accademia Palcoscenico con Alberto Terrani al Verdi di Padova, e poi Roma. Ancora studi di recitazione e quindi provini su provini.

Occasioni perse, come quella per “The rite”: avrebbe dovuto recitare accanto a Antony Hopkins e ce la stava per fare; erano rimaste in tre ma «l’ultimo giorno di provini ho mollato, non ce l’ho fatta», racconta Eleonora, ancora con il rammarico addosso.

E occasioni trovate, pure molto in fretta, come le piccole parti in “Il clan dei camorristi” o “Il tredicesimo apostolo” e il fortunato incontro con Alexis Sweet, regista di tali fiction, che «mi ha supportato, mi ha avvicinato ad altre produzioni». Ed è arrivato il Csi italiano: una partecipazione a “Ris Roma 2” e nella scorsa primavera da aprile a settembre le riprese, questa volta da coprotagonista, di “Romanzo siciliano” sempre marchio Ris.

«Faccio la parte di una giovane biologa antropologa che si porta dentro un grosso trauma per la morte del padre ucciso dalla mafia. Entra di diritto nei carabinieri ma se ne sta in seconda linea per via del trauma vissuto», continua Eleonora, «poi però prende coraggio e si trova a fare indagini sull’omicidio del padre, a cercare ossessivamente reperti e prove». Va da sé, risvolti sentimentali compresi. «Lavorare nelle serie tivù ha pro e contro» rivela Bolla, «da un lato non ci sono prove, ogni giorno arrivi e giri: buona la prima o al massimo la seconda. Dall’altro però sei costretta a velocizzare l’apprendimento, ti responsabilizzi, fai da sola la ricerca sul tuo personaggio. Un lavoro che serve molto».

Quasi sempre in tuta bianca, da biologa Ris alle prese con cadaveri, reperti, microscopi, reagenti, provette e quant’altro in tema, Eleonora Bolla ha anche fatto divertenti escursioni nell’azione, allenata dagli stunt e senza controfigura: «Auto in corsa, pistola puntata, tempi concitati: mi è piaciuto moltissimo». Ora, messa in armadio la tuta, l’attrice padovana sta provando “Sette minuti”, dramma proletario di Stefano Massini, regia di Gassmann, ispirato a una storia vera: 1998, un gruppo di operaie francesi si riunisce per decidere se accettare la riduzione di sette minuti nella pausa. La vicenda è ambientata in Italia, protagoniste undici donne.

Sarà in scena dal 26 al 30 novembre al Verdi a Padova e al Goldoni di Venezia dal 21 al 13 gennaio (è una produzione Teatro Stabile dell’Umbria - Teatro Stabile del Veneto).

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