Ennio Concina lo storico dimenticato da due Università

VENEZIA. Se n’è andato in silenzio, Ennio Concina, con il rigore e la discrezione che per tutta la vita hanno accompagnato questo grande studioso, l’ultimo dei grandi storici veneziani dell’architettura capaci di una visione interdisciplinare basata sulla conoscenza diretta, quasi maniacale, delle fonti, con competenze storiche, artistiche, architettoniche, urbanistiche, archeologiche in grado di combinarsi per “costruire” nuova ricerca e conoscenza. I suoi fondamentali studi sull’architettura bizantina e veneziana - basti pensare solo a Tempo Novo. Venezia e il Quattrocento, che rappresenta il primo quadro d’insieme sull’urbanistica e l’architettura di Venezia e sugli interventi veneziani nelle città dei suoi territori - hanno scavato un solco e contribuito a formare una generazione di nuovi, giovani storici. E tuttavia il cruccio più grande di Concina, anche negli ultimi tormentati anni, segnati dalla malattia, è stata la sostanziale ingratitudine della città nei suoi confronti, a cominciare dalle due università che lo hanno avuto tra i docenti, l’Iuav e Ca’ Foscari. Da Architettura aveva scelto di andarsene, per un sostanziale ostracismo nei suoi confronti, nonostante intuizioni geniali, come ad esempio la creazione, da solo, nel 1990 di un Centro internazionale di architettura islamica, che poteva diventare un punto di riferimento nel Mediterraneo, lasciato morire dall’ateneo, tra invidia e indifferenza. E Ca’ Foscari, che poi lo ha accolto come studioso, non l’ha trattato meglio, dimenticandosi di lui negli ultimi anni, quasi a voler cancellare quello che gli Spagnoli chiamano un hombre vertical, una presenza scomoda. E così la città. Lui, il più grande studioso dell’Arsenale dichiarava ancora nel 2009: «Sono pronto a mettere a disposizione i materiali del mio archivio costituito sull'Arsenale. Possiedo la schedatura completa di tutte le fonti iconografiche e i documenti che riguardano le trasformazioni del complesso, Ma finora nessuno me li ha chiesti». È un singolare talento, questo, di Venezia, di trascurare in vita i suoi figli migliori, salvo compiangerli poi.Ma a ricordare Ennio Concina, prima delle istituzioni, sono gli studenti e gli studiosi che non hanno dovuto aspettare per riconoscerne la grandezza. (e.t.)
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