«Era il più prudente di noi ed è successo proprio a lui»
Gli amici di Dennis sconvolti: «Andava così piano che a volte ci faceva rallentare» Tutti sono andati a vedere dov’è morto lo studente: «Eppure si sapeva dei lavori»

BELLUCO - FOTOPIRAN - CERVARESE S.C.- REC FOTO DENNIS RAMPAZZO
CERVARESE SANTA CROCE. Gianfranco Rampazzo e Daniela Bordin sono distrutti dal dolore per la tragica perdita del figlio, appena diciassettenne, che aveva da qualche giorno concluso il quarto anno dell’istituto tecnico Marconi di Padova. Vivono in una palazzina al civico 9/d di Via Beltrame, il quartiere San Marco di recente costruzione, poco lontano dalla scuola materna pubblica “Le Ginestre”. La coppia ha anche una ragazza quattordicenne che frequenta la prima superiore. Il papà lavora come tecnico nel settore della termoidraulica. «Non abbiamo voglia di dire nulla, comprendete il nostro dolore in questo terribile momento», afferma con fare molto educato mamma Daniela a chi chiede qualche particolare sulla disgrazia che l’altra notte le ha tolto Dennis. Da tutti definito un ragazzo d’oro, senza grilli per la testa, molto ligio ai suoi impegni di scuola. La notizia della inspiegabile morte del diciassettenne ieri mattina in paese, dove il ragazzo amante delle moto non frequentava alcuna associazione sportiva, si è sparsa nel giro di un paio d’ore. Gli unici ragazzi che conoscono bene Dennis sono i compagni dell’Acr. Una volta iscritto alle superiori il diciassettenne si era fatto un giro di amicizie nei paesi vicini, legate alla scuola e alla passione per le moto.
Gli amici.
Un gruppetto di compagni di classe di Dennis, residenti a Saccolongo, appena saputo della morte del loro coetaneo si sono recati in scooter sul luogo della tragedia. Si sono avvicinati fino all’ultimo sbarramento per rendersi conto di come sia potuto succedere quell’incidente. Hanno guardato a lungo quello scavo, dove il compagno di classe è finito dentro con la moto. «Dennis era uno che in moto andava molto piano, spesso quando andavamo via in compagnia eravamo costretti ad aspettarlo perché non andava ad una velocità oltre i 50 all’ora», affermano rattristati dalla perdita dell’amico. «La moto era la sua passione, era orgoglioso della sua Fantic Caballero 125, che teneva come una reliquia. Ci domandiamo come abbia potuto succedere a un ragazzo che era ligio agli orari e che non amava gli eccessi».
La serata.
Gli amici più stretti di Dennis confermano che giovedì sera non erano con lui. «Non sappiamo dove abbia passato la serata, abbiamo saputo quanto successo stamattina e stentiamo ancora a crederci. Sicuramente stava tornando verso casa, ci domandiamo come abbia potuto fare quella strada; tutti sappiamo che è chiusa da giorni. Evidentemente non era a conoscenza di quello scavo maledetto, altrimenti avrebbe rifatto il tragitto dell’andata».
Gianni Biasetto
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