«Ero seduto al bar e ho immobilizzato» il ragazzo in fuga»

I RILIEVI. Il vice dirigente della Digos Di Vincenzo (a sinistra nella foto) sul luogo del pestaggio
I RILIEVI. Il vice dirigente della Digos Di Vincenzo (a sinistra nella foto) sul luogo del pestaggio
 L'ha placcato una, due volte. Fino ad immobilizzarlo contro una colonna del portico di piazza Duomo, all'altezza dell'omonima valigeria. Paolo Patergnani è il simbolo di una Padova che si ribella per la prima volta, allo sfregio della violenza perpetrato di giorno e in pieno centro. Una ribellione ancora più forte perché viene dai cittadini, dai comercianti che spesso hanno chiuso le serrande per paura senza reagire.  «Ero seduto sui tavolini del bar in piazza quando ho visto un ragazzo fuggire» spiega Patergnani, «all'inizio pensavo che fosse un ladro, non avevo ben intuito cosa fosse successo: sono scattato per fermarlo, e lo rifarei subito».  Il tentativo di fuga di uno dei due aggressori di Vittorio Massimo Aliprandi è durato pochi metri, di corsa «matta e disperata» tra la folla. Il casco abbandonato all'altezza dell'erboristeria che c'è accanto alla Galleria Duomo, poi l'arrivo di Patergnani. «L'ho placcato una prima volta, poi ha tentato di divincolarsi e allora l'ho immobilizzato». Dopo il primo intervento sono arrivati altri soccorsi. «All'inizio la gente guardava, più curiosa che spaventata - spiega Patergnani - appena ho fermato il ragazzo ho chiamato la polizia. In quel momento sono arrivate altre persone»: uno dei clienti con cui Paolo stava trattando al bar e Nicola, che lavora nella valigeria Duomo. In pochi secondi, un capannello attorno all'aggressore. «Abbiamo trascinato il ragazzo fino all'edicola, dove vedevamo che c'era della concitazione e abbiamo pensato fosse stato effettuato un furto - conferma Nicola - il giovane appena ha capito che non aveva scampo si è fermato, mentre quello che era rimasto in galleria Duomo era molto più agitato».  Una tranquillità apparente che ha colpito Nicola. «Mi ha dato l'impressione di essere scafato del mestiere, come se per lui questo tipo di situazione fosse normale».  La conferma arriva da Patergnani, che racconta un particolare importante: «Appena ha avuto la possibilità di parlare, il ragazzo mi ha chiesto di lasciarlo che doveva chiamare il suo avvocato, l'unica cosa che ha detto».  Piazza Duomo, che alle 10 del mattino si era animata per la messa del giovedì santo celebrata dal vescovo Antonio Mattiazzo, è ribollita di indignazione: una studentessa ha attraversato la galleria per tornare a casa accompagnata dalla Polizia, e l'arzilla signora Marina, seduta al bar, ha commentato amara. «Sembrava di essere tornati negli anni '70, quando a momenti non si poteva uscire di casa. Non ho visto l'aggressione ad Aliprandi, ma ho sentito le urla e la concitazione. Sono contenta, contentissima che li abbiano fermati».  Proprio in galleria, accanto alle macchie di sangue che restano sul pavimento di marmo, c'è una copisteria. «Mi sono spaventata, ho visto Aliprandi che bloccava il suo aggressore, sono stati momenti di grande concitazione» spiega la ragazza che lavora all'interno. Un pensionato, Renato, si ferma e spiega: «Purtroppo questi violenti usciranno di prigione fra qualche ora, ne sono sicuro. Invece dovrebbero essere puniti con il massimo della pena, perché qua a Padova di gente del genere non ne vogliamo.  

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova