Este, fallimento Padova Tre srl chiesti dodici rinvii a giudizio

La Procura di Rovigo ha chiesto 12 rinvii a giudizio per il fallimento di Padova Tre srl: deciderà il gup, il prossimo 25 marzo, se confermare o meno le richieste. Le 12 persone coinvolte sono ex dirigenti della società multiutility del servizio rifiuti, fallita con un buco di 30 milioni di euro. Dovranno rispondere di bancarotta.
I NOMI
Le richieste di rinvio a giudizio vedono protagonisti l’ex presidente di Padova Tre Stefano Chinaglia, 51 anni di Piove di Sacco; l’ex amministratore unico e direttore Simone Borile, 49 anni di Battaglia Terme; Gaetano Batocchio, 45 anni di San Martino di Venezze, e Paolo Mastellaro, 59 anni di Piove, della cooperativa Ecofficina; i revisori dei conti della multiutility Alcide Nicchio, 64 anni di Montagnana (tuttavia deceduto una settimana fa), Gianmarco Rando, 48 anni di Este e Angelo Donato, 49 anni di Monselice. Sono accusati a vario titolo di falso materiale, frode in pubbliche forniture, peculato, emissione di fatture per operazioni inesistenti.
A questi si aggiungono l’ex presidente di Padova Tre Nicola Ferro, 53 anni di Merlara; Luca Mariotto, 49 anni di Venezia, anche lui al vertice della società; l’ex vicepresidente Franco Quattromani, 60 anni, veneziano; Alessandro D’Argenio, 44 anni di Sant’Elena, procuratore generale di Padova Tre srl. Loro rischiano il processo con accuse che vanno dalla bancarotta fraudolenta a quella documentale, false comunicazioni sociali e bancarotta preferenziale.
Tra le accuse mosse, la distrazione di 750 mila euro con fatture di pagamento alla coop Ecofficina, 200 mila di finanziamenti a Tre Energia in stato di insolvenza, 485 mila euro per rilevare metà capitale di Elios Park, nonostante i bilanci in rosso. E ancora, l’inserimento di crediti inesistenti per oltre 3 milioni l’anno per nascondere la perdita di capitale e pagamenti per 1, 5 milioni a creditori senza prelazione. Il tutto condito da numerose omissioni di controllo.
SI DIFENDE FERRO
A dare notizia della richiesta di rinvio a giudizio è Nicola Ferro, che ha pubblicato una sorta di “memoria” nella sua pagina Facebook: «L’udienza preliminare del prossimo 25 marzo deciderà se sarò o meno imputato in questo processo assieme agli altri 11 chiamati a rispondere. È doloroso subire imputazioni da cui ci si sente in coscienza e sui fatti completamente estranei». Ferro ha prodotto, come altri, delle memorie difensive (che evidentemente non sono bastate alla Procura) e si è fatto interrogare per evidenziare la completa insussistenza degli elementi portati a suo carico. «Sono stato presidente di Padova Tre srl dal luglio 2015 al luglio 2016, la società è stata dichiarata fallita nell’ottobre del 2017: mi spiegheranno quali atti dolosi avrei compiuto per trascinare la società verso il fallimento e soprattutto quali vantaggi avrei ricavato da questi atti. Mi difenderò con tutte le forze a mia disposizione da accuse ingiuste ed infondate sperando che non si tenti di creare un mega processo nel quale è più facile confondere anziché accertare le vere responsabilità».
Ferro assicura piena trasparenza in questo «“calvario civile”: pubblicherò sul mio profilo, di volta in volta, gli atti dei capi di imputazione per fare in modo che leggendoli vi possiate fare l’idea di quanto infondate siano le accuse che mi vengono rivolte. Continuo a pensare che esista una Giustizia e che il processo possa essere un modo (doloroso per chi si sente onesto) per fare luce su ciò che è avvenuto nella Bassa padovana attorno a questa vicenda». —
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