Etnofilm riparte da Padova città «Grave perdita»

G.z.

MONSELICE

La prestigiosa scuola di cinema e documentario etnografico, unica in Italia, ha cambiato sede e ha lasciato a malincuore la cittadina della Rocca per trasferirsi a Padova, dove è stata accolta a braccia aperte. Il regista Fabio Gemo la scorsa settimana ha inaugurato lo spazio didattico, di incontri culturali e libreria nel cuore della provincia: una scelta “costretta”, quella di spostarsi fisicamente, dopo il mancato appoggio alle iniziative di Etnofilm dell’amministrazione comunale Bedin. Infatti, la sede fisica è stata cambiata, mentre la sede legale è rimasta nella cittadina murata perché, come ha spiegato Gemo, «ho sempre la speranza di poter ritornare a lavorare nella mia città: il mantenere una sede a Monselice mi aiuta a coltivarla!».

All’inaugurazione di Etnofilm era presente anche Gianni Mamprin, consigliere ed ex assessore alla Cultura che per quindici anni ha sostenuto le iniziative di Gemo: queste avevano portato Monselice sotto i riflettori internazionali. «Mi ha fatto male vedere tanti professori universitari che ascoltavano le parole di Gemo» spiega Mamprin «Abbiamo perso un’eccellenza e lo dimostra il fatto che a Padova lo hanno accolto a braccia aperte e ha intrapreso dei progetti con l’Università ed il Comune. E Monselice invece? Lo ha mandato via».

La cittadina murata negli scorsi anni aveva investito molto sulle iniziative di Gemo, che ora sono ben consolidate e conosciute a livello nazionale e di cui potrà godere la città di Padova: «Abbiamo perso un festival, una scuola, studenti e personaggi illustri. Questa amministrazione sta facendo un funerale alla cultura e Gemo ha quindi fatto bene ad andare dove è apprezzato», conclude Mamprin.

«Queste sono sempre le stesse strumentalizzazioni» commenta il vicesindaco Andrea Parolo «Come amministrazione comunale abbiamo sempre dimostrato apertura con chiunque abbia in animo di promuovere iniziative nella nostra città. Inoltre, siamo riusciti ad organizzare eventi culturali di qualità, anche con il patrocinio del Ministero della Cultura, cosa che invece non è mai riuscita a chi mi ha preceduto e che oggi ci accusa di non promuovere la cultura», conclude Parolo. —



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