Falsario-truffatore seriale ci prova anche col giudice

Si presenta in aula con una fattura truccata, fingendosi titolare di una società In realtà avrebbe piazzato almeno 7 bidoni in un anno per almeno 100 mila euro 

CITTADELLA. Truffatore seriale e incallito. Tanto da tentare di raggirare anche il gup padovano Margherita Brunello durante un interrogatorio di garanzia dopo la notifica della misura cautelare dell’obbligo di dimora. Come? Con la consegna di una fattura “taroccata” per dimostrare di essere un imprenditore nel settore dei cavalli. Niente da fare: un falso come ammesso dal finto legale rappresentante della finta società cliente («Avevo bisogno di lavoro... Ho accettato per 600 euro»).

Così è andata male per Manolo Scremin, 39enne vicentino di Mottinello (frazione di Rossano Veneto), autore di almeno sette truffe che solo nel 2016 gli avrebbero fruttato l’acquisizione di merce per un valore di oltre 100 mila euro, gestore di due maneggi a Grantorto e a San Floriano di Castelfranco dove i cavalli, alcuni rubati, risultano introvabili (tranne uno). Un genio del “bidone”, attento a far sparire subito i beni incamerati con l’arte del raggiro, pagandoli (si fa per dire) con assegni finti o scoperti mentre i prodotti venivano e poi “monetizzati” rendendone impossibile il recupero. Eccetto che in un paio di casi: il titolare di un vivaio a Cittadella ha individuato parte delle piante ornamentali “vendute” (valore 14.787 euro), occultate in un deposito a Riese Pio X (Tv); mentre un contadino, forcone in mano, si è fatto giustizia da solo recuperando i muli che Scremin aveva comprato senza pagare.

Il vicentino formalmente è un imprenditore titolare della Stm con sede a Mottinello. In realtà compra con l’inganno beni mobili (registrati e non), rivendendoli subito per meglio camuffare il suo operato illegale e trarne profitto immediato. Da qui la contestazione del reato di autoriciclaggio oltre alla truffa e al falso. Qualche scrupolo? Macchè. Scremin minaccia addirittura le sue vittime per non indurle a presentare denuncia, ventilando possibili azioni civili. Anzi, fa di più. Presenta lui stesso querela nei confronti di due persone, accusando di usura l’imprenditore cittadellese che gli aveva prestato 15.500 euro (soldi chiesti con la scusa di voler comprare merce proveniente da fallimenti) e di furto il proprietario del capannone a Cà Onorai, frazione di Cittadella in via Acacie, da lui abbandonato nell’estate 2016 senza aver saldato gli ultimi canoni di locazione. Tutto fila via liscio visto che, solo nell’arco del 2016, Scremin movimenta così tanta merce da disporre pure di un altro capannone (a Riese) mentre prosegue l’attività di acquisti: un escavatore per 24 mila euro messo in vendita prima di saldare il prezzo; un camper Ford Transit pagato con assegno-cartastraccia di 18 mila euro truffando un amico supportato dal complice Francesco Renaldin pure indagato (il mezzo sarà rintracciato in Germania); un altro camper preso a noleggio con il complice Ion Mocanu, indagato. Scremin truffa un commerciante di Castelfranco comprando senza pagare un carrello elevatore Toyota (valore 10.675 euro) e una commerciante di Fontaniva da cui acquista un altro escavatore (12 mila euro mai versati); infine a un signore di Romano d’Ezzelino “soffia” la Mercedes in cambio di un assegno-tarocco di 24 mila euro. Ma l’inchiesta coordinata dal pm padovano Benedetto Roberti, non si ferma.

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova