Falso, condanna a un anno per Rampin e Bertipaglia

La sentenza del tribunale  con la condizionale. Assolti dall’accusa di abuso d’ufficio come l’architetto Meneghel che esce “pulito” da un falso
BELLUCO.CONSIGLIO COMUNALE SAONARA.CONS BERTIPAGLIA OLINDO
BELLUCO.CONSIGLIO COMUNALE SAONARA.CONS BERTIPAGLIA OLINDO

Polverara

Condanna a un anno (con la condizionale e la non menzione) per il reato di falso ideologico; assoluzione perché “il fatto non è previsto dalla legge come reato” per quanto riguarda l’abuso d’ufficio: la sentenza è stata pronunciata venerdì nei confronti dei due ex sindaci di Polverara Sabrina Rampin e Olindo Bertipaglia in seguito a una serie di lavori pubblici in parte mai eseguiti. Doppia assoluzione, invece, sempre per Rampin e per l’architetto Riccardo Meneghello di Padova: dall’abuso d’ufficio perché il fatto non è previsto dalla legge come reato e dal falso in quanto il fatto non sussiste. Il tribunale ha liquidato le spese al Comune di Polverara che si era costituito parte civile tutelato dall’avvocato Paola Menaldo. E ha stabilito che il risarcimento sarà quantificato in un separato giudizio civile. La vicenda. Il geometra Bertipaglia (sindaco fino al 2009 e poi vicesindaco fino al 2012) era accusato di aver percepito compensi per due opere mai eseguite (il progetto di recupero di un antico edificio pubblico, la Torre Colombara, e i lavori di pavimentazione dei marciapiedi nelle vie Roma e Volparo) grazie alla nomina a rup (responsabile unico del procedimento), che gli aveva consentito di attestare lui stesso la regolare esecuzione degli interventi. E l'allora sindaco Rampin aveva emesso l'atto di liquidazione nel 2012. Sempre Bertipaglia era pure chiamato a rispondere di essere stato pagato per la parziale esecuzione dei lavori nel palasport "Cinque Cerchi", sulla base di un atto di liquidazione firmato da Rampin (la somma è stata parzialmente restituita. Con la riforma dell’abuso d’ufficio dell’agosto scorso, è caduta la contestazione costruita sulla vecchia disciplina. Ma è rimasta in piedi l’accusa di aver attestato falsamente (ai fini del pagamento) che i lavori erano stati svolti. L’architetto Meneghel era accusato di essere stato pagato per lavori mai completati: la costruzione del "percorso benessere" in via Fiumicello, saldato con atti di liquidazione e la realizzazione di un centro di aggregazione e socializzazione per anziani mai ultimata (era privo di collaudo e di agibilità) al momento del saldo della parcella. Atti di liquidazione firmati da Rampin. In questo caso l’abuso è stato superato grazie alla riforma del reato; il falso non ha retto in quanto le opere sono state realizzate pur prive di collaudo e agibilità. I reati saranno prescritti a breve; tuttavia la Corte dei conti si è già messa in moto e resta l’incognita della causa civile del Comune.—



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