Fatima, ex badante in una famiglia della Guizza

Nel suo paese si era laureata in Farmacia, qui accudiva un anziano
L’EPILOGO. La salma di Fatima portata nella bara
L’EPILOGO. La salma di Fatima portata nella bara
 Fatima Chabani era venuta in Italia quattro anni fa, per cambiare vita. Lei, che nel suo paese si era laureata in Farmacia, qui in Italia aveva accettato di fare la badante ad un anziano della Guizza, fino ad avere i soldi e i documenti in regola per farsi raggiungere dalla sua piccola, lasciata in Marocco per i primi 3 anni. L'anno scorso era andata nella sua terra natale a prenderla, ma al seguito era arrivato anche il marito, Hammadi Zrhaida, anche se lei non avrebbe voluto. E non perché preferiva vivere una vita più libera, ma forse perché conosceva il suo carattere violento: da quando un anno fa si erano ricongiunti ed erano andati a vivere nella palazzina in via Maroncelli 7, più di qualche volta lui l'aveva picchiata a tal punto da farla finire al pronto soccorso. Qui l'aveva trovata la sua amica italiana, nipote di quell'anziano signore che Fatima aveva accettato di accudire e di cui si era presa cura per tre anni, finché è spirato, lo scorso luglio.  Non amava le frivolezze, Fatima, né condurre una vita al di fuori dei dettami della sua legge e della sua religione. Portava spesso il capo coperto da un fazzoletto, non indossava mai nulla di appariscente. Non usciva nemmeno di casa, tanto che i giorni di permesso che le spettavano, durante i quali poteva uscire e distrarsi, lei preferiva passarli dentro casa. La famiglia dell'anziano aveva accolto Fatima Chabani come fosse una parente. Sempre brava, gentile e disponibile, aveva accudito l'anziano signore malato quasi fosse suo nonno. Dopo la sua morte i familiari avrebbero voluto tenerla a vivere con loro, ma era arrivato il marito e lei lo aveva seguito, perché altro non poteva fare.

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