Fece firmare un contratto di schiavitù alla compagna per praticare il bondage
La vicenda del compagno padrone era balzata alle cronache nell’agosto del 2012 perché lui, conosciuto nell’ambiente con il nome di mastro cordaio perché maestro di Bdsm (bondage domination sado masochism) aveva fatto firmare un contratto di schiavitù alla convivente. Ma l’utilizzo di corde e legacci per arrivare al godimento non si configura come maltrattamento, anche perché l’ex convivente ha assicurato di aver firmato senza nessuna costrizione. All’epoca l’ex compagna l’aveva denunciato per maltrattamenti in famiglia e stalking e per dimostrare com’erano i loro rapporti ha allegato alla denuncia il “contratto di schiavitù” che lui e lei avevano firmato nel marzo 2004. Un documento «consensuale e a tempo indeterminato» nel quale il marito, all’epoca compagno, è il padrone e lei la schiava. Due fogli dattiloscritti firmati da entrambi che fanno strabuzzare gli occhi. Lei, all’epoca fa la commessa e ha 31 anni, lui, gestore di locali, di anni ne aveva 41. Il contratto iniziava così: «Io (c'è il nome della ragazza) in seguito nominata schiava, dichiaro di mia spontanea volontà, di acconsentire ad offrire corpo, mente e tutta me stessa, in schiavitù consensuale a (c’è il nome di lui), in seguito nominato padrone». «La schiava accetta di rivolgersi al padrone con il termine di padrone o signore o master e sempre rispettosamente anche fuori dalla sessione vera e propria. Il padrone le fornisce un oggetto che segni simbolicamente l’appartenenza della schiava a se stesso. La schiava accetta di ricevere le punizioni appropriate per ogni infrazioni al presente contratto e si impegna ad accettarle con umiltà, imparando la lezione. Il padrone accetta di non punirla mai quando si trova in stato di tensione o ira».
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