Fondo di solidarietà, piangono i Comuni padovani

Nell’Alta perso oltre un milione di euro. La protesta dei sindaci: «Noi virtuosi paghiamo per chi ha i bilanci in dissesto». Il rischio è di dover tagliare i servizi

Silvia Bergamin
Eric Pasqualon, sindaco di Carmignano di Brenta e presidente del Comitato dei sindaci del Distretto 4
Eric Pasqualon, sindaco di Carmignano di Brenta e presidente del Comitato dei sindaci del Distretto 4

Per il 2025, i Comuni dell’Alta padovana subiranno un taglio al Fondo di solidarietà comunale di oltre un milione di euro. Una decurtazione pesante, pari a 1.069.727 euro, che sommata ai tagli già applicati negli anni precedenti e a quelli previsti per il futuro, mette seriamente a rischio la tenuta del sistema che garantisce servizi essenziali ai cittadini.

Il dato è preciso e certo per l’Alta, ma la situazione riguarda praticamente la totalità dei Comuni padovani, dalla Bassa alle Terme.

Dalla scuola ai servizi sociali, dalla cultura all’illuminazione pubblica, i sindaci lanciano l’allarme: mantenere gli attuali livelli di assistenza e gestione della spesa corrente sta diventando sempre più difficile.

Tra le municipalità più colpite ci sono Cittadella, che vedrà le risorse scendere da 446.170 euro a 288.975 euro, con una riduzione di 157.195 euro; Campodarsego, che passerà da 1.435 721 euro a 1.330.192 euro, perdendo 105.529 euro; e Trebaseleghe, con un taglio di 89.849 euro, passando da 1.167.201 euro a 1.077.352 euro.

Il Fondo, istituito nel 2013, è alimentato da una quota del gettito Imu, che viene prelevata dai Comuni con maggiore capacità fiscale per essere redistribuita a quelli con minori risorse.

L’obiettivo è garantire un livello uniforme di servizi su tutto il territorio nazionale, riducendo le disuguaglianze tra le diverse realtà locali. Tuttavia, i sindaci dell’Alta sottolineano come questo meccanismo, pensato per aiutare i Comuni in difficoltà, finisca per penalizzare quelli più virtuosi, costringendoli a fronteggiare tagli che incidono pesantemente sulla qualità della vita dei cittadini.

A denunciare la situazione è Eric Pasqualon, sindaco di Carmignano di Brenta e presidente del Comitato dei sindaci del Distretto 4: «Noi Comuni virtuosi, anziché essere premiati, siamo costretti a pagare per chi ha i bilanci in dissesto».

Il primo cittadino sottolinea l’importanza di questi fondi per la vita quotidiana della comunità: «Queste risorse servono per la scuola, i servizi sociali, l’illuminazione pubblica e perfino i servizi cimiteriali. Senza di esse, garantire gli stessi livelli di qualità diventa quasi impossibile».

Anche Valter Gallo, sindaco di Campodarsego, esprime forte preoccupazione per il futuro: «Quest’anno siamo riusciti a far quadrare i conti, ma il problema è strutturale. È assurdo che Comuni come il nostro, senza debiti e mutui, debbano coprire i buchi di chi ha gestito male le proprie risorse».

Gallo evidenzia un’altra criticità legata alla gestione del personale: «Abbiamo 15.000 abitanti e 40 dipendenti, mentre ci sono Comuni con la stessa popolazione e quattro volte il nostro personale. È evidente che qualcosa non torna».

L’effetto immediato di questi tagli si è già fatto sentire: molte municipalità, lo scorso dicembre, hanno dovuto aumentare tasse come Imu e Irpef per compensare la riduzione dei trasferimenti statali. E il futuro si prospetta ancora più difficile: «Nel 2026 ci sarà un ulteriore taglio e con l’aumento dei costi delle opere pubbliche, molte di esse rischiano di rimanere solo sulla carta», avverte Pasqualon.

I sindaci chiedono con forza una revisione del meccanismo di ripartizione del fondo, affinché i comuni più efficienti siano premiati e non penalizzati.

In caso contrario, il rischio è che il sistema crolli, con conseguenze dirette sulla qualità della vita dei cittadini e sulla capacità delle amministrazioni comunali di garantire servizi essenziali.

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