Gatti abbandonati nella vecchia osteria: «Serve un custode che curi la colonia»

Con la recente scomparsa di Nano Pajaro, gli animali vagano spaesati in Brenta a Fontaniva: «Occorre gente che si faccia avanti»

Silvia Bergamin
I gatti della colonia
I gatti della colonia

Sulle rive del Brenta, in un angolo che per decenni ha rappresentato un punto di incontro e di umanità per tutto il territorio, oggi resta il silenzio. E a rischiare di pagarlo sono sei gatti, forse qualcuno in più, che fino a poche settimane fa avevano un punto fermo: Floriano Zancan, 71 anni, per tutti “Nano Pajaro”. Con la sua scomparsa, avvenuta di recente, la colonia felina che vive attorno all’ex osteria Ceo Pajaro si è ritrovata improvvisamente senza cure e senza cibo.

A lanciare l’allarme è Ilaria Donà, volontaria dell’Alta padovana che da oltre dieci anni si occupa di randagismo felino. «Ora più nessuno li può accudire», racconta. «Ho saputo della situazione e sono andata a vedere di persona, portando un po’di cibo. I gatti sono almeno sei, spaesati, abituati a vedere Floriano ogni giorno. Da un momento all’altro lui non c’è più e per loro è cambiato tutto».

Quella dell’ex Ceo Pajaro è una colonia ufficialmente censita dall’Usl 6, l’unica riconosciuta in tutta la zona del Brenta tra Carmignano e Fontaniva. Un dettaglio che rende la situazione ancora più delicata, anche dal punto di vista sanitario e organizzativo. «Farò il possibile per aiutarli», continua Donà, «ma da sola non posso garantire un’assistenza costante. Servono altre persone che si facciano avanti, anche solo per turnarsi con il cibo o controllare lo stato di salute dei mici».

Il funerale di Floriano Zancan si è svolto mercoledì scorso nella chiesa di Carmignano di Brenta. Mentre amici e conoscenti gli davano l’ultimo saluto, i suoi compagni a quattro zampe continuavano ad aspettarlo nel luogo che per anni è stato casa anche per loro, aggirandosi tra i tavoli vuoti e l’area verde attorno all’edificio.

L’ex osteria Ceo Pajaro, del resto, non è mai stata un semplice locale. Fondata da Alfeo Zancan, padre di Floriano, scomparso nel 2019 a 92 anni, era un microcosmo di autenticità popolare. Un posto dove si mescolavano intellettuali e gente comune, dove sono passati nomi come Ermanno Olmi, Andrea Zanzotto e Bino Rebellato, ma soprattutto generazioni di avventori legati a un’idea semplice di convivialità, fatta di parole scambiate senza fretta e amicizie nate attorno a un bicchiere. Celebri i panini con sopressa e peperoni, accompagnati dall’immancabile birra fresca. «Nessun segreto», diceva Alfeo, «solo l’amore che ci si mette nel farli. E l’aria del Brenta che aiuta».

La chiusura del locale, nel settembre 2016, aveva già segnato la fine di un’epoca. Ora, con la scomparsa di Nano, rischia di spegnersi anche l’ultima presenza viva di quel mondo, lasciando dietro di sé solo ricordi e storie da raccontare.

L’appello è chiaro: «Chi può, dia una mano», conclude. «Prendersi cura di questi gatti significa salvare un piccolo pezzo di memoria del territorio e restituire dignità a un luogo che ha saputo unire persone e generazioni». —

 

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