Fontaniva piange il gigante che cantava e tirava su muri

FONTANIVA. Un gigante buono, un guerriero, un grande lavoratore che tirava su muri e scriveva canzoni. È stato ucciso dalla malattia a soli 41 anni. Venerdì la comunità di San Giorgio in Brenta ha dato l'addio a Denis Giacomazzi, un padre di famiglia che lascia la moglie Loana e i due figli, Moreno, 17 anni, e la piccola Anna Mey, di due. «Ci siamo conosciuti nel 1997», racconta la moglie, «lavoravo in un chiosco, c'era il concerto dei Pitura Freska. Perse il mio numero, che non davo a nessuno, glielo diedi tre volte, mi chiamò dopo tre mesi, ci siamo sposati subito, è stato tutto così veloce, e subito è nato il nostro primo figlio». Da Bolzano Vicentino a Vicenza, poi di nuovo Bolzano e alla fine Fontanivetta. «Se l'è tirata su lui la casa». Artigiano edile, collaborava con amici attivi nel settore. E dopo il lavoro c'erano la musica e il calcio. «Era un ultras del Cittadella, ma di quelli veri, che si facevano le trasferte fino a Lecce». Denis era anche l'anima dei Tilt, band rock demenziale, sullo stile degli Skiantos: uomo vero, generoso, di compagnia, ispirato. Figlio di queste terre di provincia, aspre e allo stesso tempo piene di generosità. «Scriveva e cantava, i Tilt erano lui».
Per gli amici era «genio, immenso». Ma in autunno dello scorso anno il gigante buono iniziò a sentirsi male: era debole, febbricitante, in un mese perse 26 chili. «Si è fatto le analisi, la diagnosi è stata definitiva, non ci hanno dato speranza, ha affrontato i cicli di chemioterapia. Ma non si è mai lamentato, mi dava lui la forza per andare avanti. Sempre con il sorriso. Non aveva la forza per andare al lavoro, ma non stava fermo». Una malattia vissuta nella discrezione, senza pesare: «Tra di noi siamo stati sinceri, ci siamo accompagnati, ma a nessuno ha spiegato quanto grave fosse il male che combatteva. Non voleva che la gente si preoccupasse». Martedì c'è stato il crollo, l'ultimo bacio, le ultime parole - «ti voglio bene» - e la morte in ospedale a Cittadella. «Aveva un cuore grande, e il modo in cui ha affrontato gli ultimi mesi è stato un esempio per noi, per tutti». La donna della sua vita ha deciso di conservare le ceneri in casa, dietro un quadro. «Era bello il mio amore, lo voglio qui con me, nella sua casa».
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