Frammento di osso nel tonno si va in aula per il processo
rubano
Un frammento di osso appuntuito lungo circa due centimetri: la scoperta in una scatoletta di tonno a marchio San Marco - gruppo Nostromo - acquistata al supermercato Interspar di Rubano il 26 marzo 2015.
Da lì la denuncia e il procedimento penale che, a seguito di opposizione a decreto penale, aveva portato alla condanna di Gianluca Cevenini, di Bologna, ritenuto dal Tribunale di Padova che ha emesso la sentenza a suo carico, il legale rappresentante della Nostromo e responsabile dell’accaduto in base alla legge 283/62 sulla Disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande. In base a quest’ultima, il giudice aveva ritenuto Cevenini penalmente responsabile per la presenza del frammento di osso nella scatoletta di tonno.
La Cassazione, a cui lo stesso Cevenini si è rivolto, ha tuttavia annullato la sentenza di condanna, ordinando che si proceda con regolare processo.
Diversi gli elementi su cui Cevenini e i suoi legali hanno puntato per contestare la condanna: innanzitutto il fatto che lui non fosse all’epoca dell’accaduto legale rappresentante della Nostromo, ma solo procuratore con poteri limitati. La circostanza è stata dimostrata allegando una visura camerale.
Inoltre si è rilevato come la società produttrice avesse svolto tutti i controlli previsti per verificare la genuinità del prodotto e come non si potesse pretendere il controllo su ogni singola scatoletta, tanto meno con un ruolo diretto di Cevenini. Infine, dato che l’imputato risulta importatore del prodotto, non avrebbe potuto effettuare controlli più approfonditi sulla confezione originale.
I giudici della Cassazione hanno accolto i motivi del ricorso, annullando quindi la condanna e rinviando la questione a un nuovo processo. —
elena livieri
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