Freddy Sorgato, il re del gasolio in nero pagò la sua villetta con pezzi da 50 euro

PADOVA. Faceva la “cresta” al carburante che vendeva per conto della Q8 Quaser srl, la società petrolifera di cui era dipendente. Riusciva a vendere meno gasolio di quello che risultava in fatture e ricevute, mentre la “riserva” accumulata la rivendeva “in nero” per conto proprio. Il risultato? Puro guadagno tutto esentasse. E nessuna spesa. Tanto da comparsi la villetta in contanti con rotoli di banconote da 50 e 100 euro al taglio, pagando rate mensili fino a 30 mila euro. L’accusa è contenuta negli atti dell’inchiesta per truffa di cui, di nuovo, è protagonista Freddy Sorgato, il 49enne ex camionista-ballerino condannato per l’assassinio della fidanzata Isabella Noventa, impiegata di Albignasego. Truffa ai danni del datore di lavoro o dei clienti, non è facile da accertare. Truffa durata dagli ultimi sei mesi del 2002 al 16 febbraio 2016, data dell’arresto, una lunga stagione che ha reso Freddy più che benestante. Le cifre parlano da sole: la differenza di valore tra il patrimonio e le fonti di guadagno lecite (il reddito da lavoro) accumulati in quei 14 anni scarsi è risultato pari a 821.358,47 euro. Il che significa che, sempre con riferimento a quel ventaglio temporale, le spese sostenute sono state di 1.550.076,26 euro, eppure il totale degli stipendi incassati di appena 728.717,79.
Soldi sporchi. Quando la Squadra mobile – e poi il Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza (Gdf) – scavano oltre l’apparenza di normalità, scoprono la capacità di pianificazione criminale di Freddy che si è tradotta nell’assassinio di Isabella, come una disponibilità patrimoniale singolare in capo a un semplice e modesto camionista nato in una famiglia tutt’altro che ricca. Alla morte, nel 2007, il padre Decimo percepiva una pensione di 15 mila euro annui; la madre incassava (e incassa) una pensione di 17 mila euro all’anno e uno stipendio mensile da colf tra 700 e 800 euro al mese (era colf pure la sorella Debora). Un patrimonio «incongruente e sproporzionato rispetto ai redditi lecitamente dichiarati» scrive in uno dei tanti atti dell’indagine il pm Giorgio Falcone che ha coordinato l’inchiesta sul delitto (e dirige pure quest’ultima indagine). Ed ecco che salta fuori la fonte di quella ricchezza, il traffico clandestino e illegale di carburante al di fuori dei canali ufficiali gestito con «caratteri di sistematicità e abitualità», insiste la Gdf, in proprio da Sorgato che, per conto della Q8, consegnava gasolio pure in questura. Un’attività di vendita “in nero” a prezzi di molto inferiori a quelli di mercato: la vendita sottocosto era possibile solo grazie al contrabbando. «Si deve ritenere che i prodotti petroliferi da lui commercializzati in proprio non potessero essere altro che il frutto di un’attività delittuosa di natura truffaldina e predatoria, perpetrata ai danni dei clienti della Q8 presso i quali si recava per le consegne del combustibile» si legge negli atti della Gdf. Clienti che, interrogati, hanno confermato di comprare da Freddy da almeno vent’anni. E hanno parlato della sua ritrosia nel fornire spiegazioni sulla provenienza del prodotto. Almeno due volte all’anno ricorrevano a lui per la fornitura per centinaia, se non migliaia, di litri al colpo. Di sicuro il contrabbando inizia nella seconda metà del 2002 quando incassa un assegno di 826 euro versato nel conto acceso in Banca Mediolanum. Esclusa l’ipotesi che quella ricchezza provenga da altri lavori svolti in nero anche se, oltre a insegnare il ballo latino, Freddy faceva massaggi shiatzu. Per 10 sedute si era fatto pagare da un “paziente” ben 500 euro.
Il meccanismo. Ma come rubare il combustibile da rivendere sottocosto, poi stoccato in una cisterna nella vecchia casa di famiglia a Noventa dove sono state trovate taniche? Sull’autobotte di Freddy era montato un apparecchio metrico taroccato quanto alla taratura per fare figurare l’erogazione di quantità di gasolio superiori a quello consegnato. I riscontri nei tagliandi delle consegne.
Tutto in contanti. Intonsi i conti correnti di Freddy: nessun prelievo dello stipendio. E nessun utilizzo di bancomat o carta di credito, sistemi di pagamento elettronico: troppo pericolosi, lasciano traccia. Freddy pagava con danaro liquido «per importi significativi». Quando compra per 370 mila euro la villetta in via Sabbioni a Noventa ora all’asta (è il palcoscenico del delitto), versa 138 mila euro in assegni e i restanti 232 mila euro (il 63%) in contanti. Contanti diluiti in rate mensili tra i 25 e i 30 mila euro: per pagare l’immobiliarista Freddy tira fuori rotoli di soldi da 50 e 100 euro. Al rogito il prezzo dichiarato è di 270 mila euro. Per completare la casa, spenderà altri 212.184,12 euro di cui 107 mila sborsati liquidi.
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