Fuga dal decreto Lorenzin nascono le scuole no-vax

Padova, decine di famiglie verso la “libertaria” per l’infanzia. E la primaria si farà a casa
CAGNAN-AGENZIA BIANCHI-PADOVA-PARTENZA MANIFESTANTI "NO VAX" PER ROMA
CAGNAN-AGENZIA BIANCHI-PADOVA-PARTENZA MANIFESTANTI "NO VAX" PER ROMA

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PADOVA. Gruppi di famiglie che, non avendo vaccinato i figli, a causa del Decreto Lorenzin rischiano l’ “espulsione” dalla scuola pubblica e paritaria, stanno cercando di aggirare la legge e di dar vita a una scuola dell’infanzia “parentale” libertaria a Padova, perché per le scuole parentali non hanno l’obbligo di presentare il certificato di vaccinazione di chi la frequenta.

Si sono ritrovati in zona Palestro, per conoscere Manuele Rampazzo e la sua Associazione Semi di Tarassaco che propone una non-scuola. Con loro anche l’antropologo-anarchico (come lui stesso si definisce) Stefano Boni.

CAGNAN-AGENZIA BIANCHI-PADOVA-PARTENZA MANIFESTANTI "NO VAX" PER ROMA
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Strategia libertaria Ad oggi i bambini in età prescolare (0-6 anni) per accedere ad un servizio scolastico (nido o materna, privato o pubblico) devono vaccinare i figli. Da questa condizione non si scappa. O si vaccinano i piccoli o non si accede alla scuola. Alcune famiglie sono scese a compromesso e hanno portato i bambini in ambulatorio. Altri hanno deciso di resistere tenendo i figli a casa. Nel frattempo si sono guardati intorno, intercettando la realtà delle scuole libertarie che si basano sul diritto, sancito dalla Costituzione, dell’istruzione familiare. Tra agosto ed ottobre a Rampazzo sono arrivate 5-10 telefonate al giorno. «Non esagero nel dire che centinaia di genitori mi hanno contattato», conferma il presidente dell’Associazione. «Non avendo in programma di avviare una scuola, non siamo soggetti alla normativa e, pertanto, siamo papabili come soluzione alternativa per l’educazione. Siamo disponibili ma vogliamo ribadire un concetto fondamentale: noi ci occupiamo di educazione libertaria e non siamo un gruppo che si occupa di vaccinazioni, tanto meno siamo un’associazione di no-vax. A chi cerca una scuola veloce come alternativa a quella tradizionale purché accetti i bambini non vaccinati, diciamo che ci dispiace ma non è una strada che abbiamo intenzione di percorrere, perché non corrisponde ai nostri obiettivi che sono già molto impegnativi. Dunque va bene che le famiglie no-vax si appoggino a noi, ma devono sapere a cosa vanno incontro e che abbiamo una filosofia precisa».

La resistenza Con queste premesse, un gruppetto di genitori, rappresentanti di movimenti provinciali e regionali, ha discusso a Padova, con Rampazzo e Boni, le strategie della resistenza che vorrebbero far passare dalla scuola dell’infanzia libertaria; dalla scuola elementare in casa; dalla multa da pagare come una “tassa” alle proprie convinzioni o, ancora, da una class action che stanno studiando: ricorso tutti insieme alla prima pioggia di sanzioni attesa per il 10 marzo, data ultima per presentare i certificati delle avvenute vaccinazioni; infine la costituzione di un’associazione nazionale che raggruppi tutti i movimenti sorti spontaneamente, che faccia rete e, dunque, abbia la forza dei numeri.

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Le anime del movimento Ma chi sono i no-vax? Una riunione di un paio d’ore con loro dà un’idea delle numerose sfaccettature che li contraddistinguono. Sono persone sensibili e intelligenti che mettono l’accento sull’autodeterminazione dell’individuo, compresa la sfera sanitaria. Sono persone che studiano perché vogliono capire. Sono persone capaci di grandi sacrifici che mettono al primo posto la consapevolezza. Amano profondamente i loro figli e vogliono scegliere con cognizione: chiedono studi sui bambini non vaccinati e sulle composizioni stesse dei vaccini. Non vogliono essere messi da parte nel processo decisionale che rischia di trasformare la politica in dittatura e una legge in un sopruso. Ma ci sono anche persone deliranti e spaventate, al limite della paranoia e del complotto che sembrano aver confuso i social network con bibbie religiose: parlano di eugenetica o cellule staminali senza avere la minima competenza medica; vaneggiano di feti «con il sistema immunitario a bomba» senza la più piccola idea di quello che stanno dicendo.

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L’andropologo Boni, «genitore di figli non vaccinati che ha tante domande», chiede «più ricerca e trasparenza su studi contrari ai vaccini già eseguiti». «Ci troviamo di fronte ad un sistema che impone una verità presunta con la forza», spiega. «Il risultato è che si incrementa lo scetticismo. Discutiamo dell’obbligo, non della possibilità di vaccinarsi: perché chi vaccina si sente minacciato da chi non vaccina? Per una millantata emergenza. Mentre le emergenze vere in buona parte le sta provocando il nostro modello di vita consumistico che inquina aria, acqua, terra e frutti».
 

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