Galan si oppone alla decadenza da deputato: "Incostituzionale"

Il parlamentare ha presentato le sue controdeduzioni: la legge Severino promulgata dopo i fatti che gli vengono contestati
Giancarlo Galan alla Camera durante la conferenza stampa sulla sua memoria difensiva, Roma 23 giugno 2014. ANSA/GIUSEPPE LAMI
Giancarlo Galan alla Camera durante la conferenza stampa sulla sua memoria difensiva, Roma 23 giugno 2014. ANSA/GIUSEPPE LAMI

PADOVA. Ha patteggiato, il 16 ottobre 2014, per corruzione continuata commessa dal 22 luglio 2008 al primo gennaio 2012. Pertanto l’onorevole Giancarlo Galan (la cui condanna è stata confermata il 2 luglio 2015 dalla Corte di Cassazione) non può perdere il seggio a Montecitorio per effetto della nuova causa di decadenza prevista dalla “legge Severino” (il decreto legislativo 235 del 31 dicembre 2012, entrato in vigore il 5 gennaio 2013). Ai fatti che sono oggetto della sentenza passata in giudicato verrebbe infatti applicato - in violazione del principio dell’irretroattività - un trattamento sanzionatorio più gravoso rispetto a quello che era in vigore al momento della commissione del reato.

Questa la tesi esplicitata nelle controdeduzioni che Galan, trattenuto agli arresti domiciliari a Rovolon, dopo essere stato sfrattato da villa Rodella a Cinto Euganeo, ha trasmesso il 4 febbraio al Comitato per le incompatibilità, le ineleggibilità e le decadenze di Montecitorio. Nella seduta di giovedì il coordinatore del Comitato, l’onorevole Alessandro Pagano di Area Popolare, ha consegnato ai commissari copia della memoria. Giovedì 18 l’organismo parlamentare dovrebbe trasmettere il dossier Galan alla giunta delle elezioni, presieduta dal pentastellato Giuseppe D’Ambrosio, che dovrà formulare una proposta per l’aula in ordine all’eventuale decadenza dell’esponente forzista.

Galan non ha chiesto al magistrato l’autorizzazione a poter comparire a Montecitorio per difendere le sue ragioni.Nelle controdeduzioni i suoi legali ribadiscono con forza il dettato del secondo comma dell’articolo 25 della Costituzione: «Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso».

La memoria sostiene ancora che l’istituto della decadenza da parlamentare, previsto dalla “legge Severino”, comporterebbe una violazione dell’articolo 7 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali: «Non può essere inflitta una pena più grave di quella applicabile al momento in cui il reato è stato commesso». La decadenza determinerebbe inoltre la violazione dell’articolo 3 del protocollo 1 della Cedu, che sancisce il diritto a libere elezioni. Verrebbe infatti leso «il diritto del parlamentare a continuare a rivestire la carica legittimamente assunta e la legittima aspettativa del corpo elettorale alla permanenza in carica dello stesso per la durata della legislatura».

In estremo subordine i legali di Galan chiedono di «sospendere la decisione della giunta delle elezioni in attesa della decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo sul caso Berlusconi (per il quale il 27 novembre 2013 è stata votata la decadenza da senatore).

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