Generazione medici da esportazione In 3mila a caccia di un camice bianco

il racconto
Non sono ancora nemmeno matricole e già sanno che, tra qualche anno, la loro laurea potrebbe diventare semplicemente un buon passaporto per l’estero. Hanno le idee chiare, gli aspiranti medici: superare il test per potersi iscrivere al corso di laurea non è semplice, ma il vero imbuto sarà dopo, con l’esame di specialità. Quello, se i numeri non cambiano, sarà il limite che dividerà i laureati in due: quelli che possono esercitare la professione e quelli che non possono. E poi si aggiungeranno i turni esasperanti, le carriere impossibili, gli anni di interminabili straordinari non pagati.
Al test in 2800
Così, per molti dei 2823 ragazzi (140 in più rispetto al 2018) che ieri hanno affrontato il test per la Scuola di Medicina, il sogno del camice bianco assume contorni sfocati.
Rimane salda la passione che porta a questa scelta, l’amore per la scienza e il desiderio di salvare vite umane, ma si aggiunge il timore della precarietà. Quest’anno a Padova i posti sono 340 (contro i 320 dell’anno scorso) e va da sé che già la scrematura iniziale sarà importante: ce la farà, più o meno, un candidato su nove. Gli altri otto proveranno altri test (molti in Biologia, Biotecnologie o Veterinaria) e molti ritenteranno l’anno prossimo.
Pronti a partire
Ma anche chi vincerà un fortunato pass per la scuola medica patavina sa già che la strada sarà in salita. «Purtroppo l’ipotesi di trasferirsi all’estero per noi è molto concreta» racconta Gabriele Doncato, ieri al secondo tentativo «Ho dei parenti che hanno già abbracciato questa scelta e non ho paura di fare lo stesso. Il problema principale sono i posti di specialità: dopo la laurea e l’esame per l’iscrizione all’Ordine professionale sei un medico, ma non puoi lavorare. Ti serve la specialità, ma i posti a disposizione per conseguirla sono molti meno rispetto al numero di laureati».
Carriera difficile
E questo è solo uno dei tanti ostacoli. «L’Italia è il Paese dove mi auguro di rimanere» spiega poi Alessandro Guidotto, che sogna di fare lo psichiatra «ma so già che non sarà così. E non solo per via del “doppio imbuto”: in Germania un medico opera da subito, in Italia deve aspettare anni. In Svizzera un giovane medico ha trent’anni, in Italia ne ha quaranta. Vedrò come va, ma so già che all’estero la carriera è più breve, è più facile avere da subito incarichi importanti e anche la formazione beneficia di questo».
Specialisti mancanti
Alcuni si sono già fatti due conti sulle specializzazioni più richieste, in modo da orientare coscienziosamente le scelte future. «Ad esempio gli anestesisti sono ricercatissimi» assicura Martina Camporese, ben informata sulle vicende dei bandi andati deserti «e ci sono buone possibilità anche per i pediatri. Io so già che, se dovessi passare il test, orienterò la mia formazione in direzione di uno di questi settori che poi garantiscono un posto sicuro».
Della stessa idea anche l’amica Brigitta Castiglione che, se il tentativo (test di Medicina) non dovesse andare in porto, ripiegherà su Biotecnologie a Ferrara, dove non è previsto il numero programmato.
Molti indecisi
Scambiando due parole con i quasi tremila ragazzi che ieri hanno affrontato il test, del resto, è facile notare anche come molti di loro siano diciannovenni ancora senza le idee molto chiare. Tantissimi hanno provato l’accesso a Medicina, ma allo stesso tempo stanno tentando altri test, per corsi di laurea anche molto diversi.
C’è chi è indeciso tra Medicina e Veterinaria, ma anche chi il dubbio ce l’ha con Ingegneria e chi, invece, è diviso tra un’anima scientifica e una umanistica. «Provo solo per i miei genitori» ammette Cristina, arrivata da Napoli «ma in realtà io vorrei fare la veterinaria. Se non dovessi entrare, andrò a studiare Lingue». Più cultura, meno logica.
Tra le novità dell’anno la diversa distribuzione delle domande tra logica e cultura generale: la logica perde dieci quesiti (passando da venti a dieci) mentre la cultura li guadagna, passando da due domande a dodici.
Tra le domande di cultura generale, incubo di molti studenti, si chiedeva l’anno della scoperta dell’America (1492), chi decifrò i codici nazisti (Alan Turing), chi era il presidente degli Stati Uniti nel 1962 (John Fitzgerald Kennedy).
Ma le domande riguardavano anche diritto costituzionale, l’Unione europea, la vita di Leonardo Da Vinci e del futurista Tommaso Marinetti. —
Silvia Quaranta
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